11 febbraio 2012

Sergio Leone , regista di film epici




Sergio LEONE 
È stato uno dei più importanti registi della storia del cinema italiano, particolarmente noto per i suoi film del generespaghetti-western, nonostante abbia diretto pochi film nella sua carriera: la sua regia, ha fatto scuola e ha contribuito alla rinascita del westernnegli anni sessanta, grazie a film come Per un pugno di dollariPer qualche dollaro in piùIl buono, il brutto, il cattivo (che formano la cosiddetta trilogia del dollaro), C'era una volta il West e Giù la testa, ai quali si affianca C'era una volta in America, un gangster-movie(considerato uno dei massimi capolavori del cinema), che vanno a formare la cosiddetta trilogia del tempo.

Indice

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Biografia [modifica]

Le origini e gli inizi [modifica]

Leone nacque il 3 gennaio 1929 a Roma, figlio di uno dei pionieri delcinema muto italianoRoberto Roberti (nome d'arte di Vincenzo Leone), un regista e attore originario di Torella dei Lombardi (inprovincia di Avellino) e di Bice Waleran (nome d'arte di Edvige Valcarenghi), un'attrice romana nata da una famiglia milanese di remote origini austriache; Leone iniziò a lavorare nell'ambiente cinematografico già a diciotto anni.
Già negli anni cinquanta cominciò a scrivere sceneggiature, inizialmente per il cosiddetto genere peplum, film epico-storici in costume molto in voga all'epoca (conosciuti in America anche comesword and sandal, letteralmente spada e calzari).

Sergio Leone (terzo da sinistra) in Ladri di biciclette.
Ebbe anche una piccola parte, come comparsa, inLadri di biciclette di Vittorio De Sica (è uno dei preti tedeschi sorpresi dalla pioggia).

Gli anni cinquanta: ipeplum e i primi lavori importanti[modifica]

I primi lavori di un certo rilievo lo videro come assistente regista o direttore della seconda unitàin numerose produzioni hollywoodiane di grande importanza, girate agli studi di Cinecittà a Roma, nel periodo della cosiddetta Hollywood sulTevere: quelli degni di nota sono Quo vadis? di Mervyn LeRoy (1951) e soprattutto il kolossal Ben-Hur di William Wyler (1959), vincitore di 11Oscar.
Nel 1959 subentra a Mario Bonnard, colpito da una malattia che lo costrinse ad abbandonare il set, alla regia di Gli ultimi giorni di Pompei, al quale aveva collaborato alla sceneggiatura.
Come risultato, quando finalmente ebbe la possibilità di debuttare da solo come regista con Il colosso di Rodi (1961), grazie alla lunga esperienza, riuscì a produrre un film con un basso budget che sembrasse tanto spettacolare quanto un vero e proprio kolossal diHollywood.

Gli anni sessanta: gli "spaghetti-western" e il successo [modifica]

Nei primi anni sessanta, la richiesta di peplum si esaurì, e Leone fu fortunato a essere tra i primi pionieri del genere che prese il loro posto nelle preferenze del largo pubblico, il western, dando anzi vita a un proprio importante sottogenere di matrice italiana, noto con il nome di spaghetti-western, il cui modello di stile divenne il primo film del genere del regista, Per un pugno di dollari, del 1964, uno dei più famosi della storia del genere. Il film ricalca in gran parte la trama de La sfida del Samurai (in giapponese Yojimbo), film di Akira Kurosawa del 1961. Infatti Leone fu accusato di vero e proprio plagio da Kurosawa, che vinse la causa ottenendo come risarcimento i diritti esclusivi di distribuzione (di Per un pugno di dollari) in GiapponeCorea del Sud eTaiwan, nonché il 15% dello sfruttamento commerciale in tutto il mondo.
Ha lanciato nel firmamento delle star Clint Eastwood, che fino ad allora era rimasto un modesto attore televisivo statunitense con pochi ruoli al suo attivo. In questo periodo si firmò spesso Bob Robertson, una anglofonizzazione del nome d'arte usato dal padre Vincenzo, Roberto Roberti.
La versione definitiva del film fu fortemente condizionata dai problemi di budget basso e in parte alle numerose ubicazioni spagnole; presenta una violenta e moralmente complessa visione del Far Weststatunitense che sembra da un lato rendere tributo ai classici western, mentre da un altro se ne distacca nei toni.
I due film seguenti, Per qualche dollaro in più (1965) e Il buono, il brutto, il cattivo (1966), completano quella che è conosciuta come la "trilogia del dollaro". Ciascuno di questi film ha potuto beneficiare di un budget sempre maggiore e di migliori mezzi tecnici del precedente, e le capacità del regista sono riuscite anche a produrre risultati via via superiori anche al botteghino. Tutti i film si avvalsero delle notevolicolonne sonore di Ennio Morricone
Basandosi su questi successi, nel 1967 Leone dirige quello che nelle intenzioni avrebbe dovuto essere il suo ultimo western: C'era una volta il West. Girato negli splendidi scenari della Monument Valley (il "vero" Far West), in Italia e in Spagna, il film risultò come una lunga, violenta e quasi "onirica" meditazione sulla mitologia del West. Al soggettocollaborarono anche due altri grandi registi, Bernardo Bertolucci e Dario Argento; quest'ultimo, all'epoca, era ancora quasi completamente sconosciuto. La sceneggiatura fu invece scritta da Sergio Donati, insieme a Leone.
Prima dell'uscita nelle sale, tuttavia, il film fu ritoccato e modificato dai responsabili dello studio; per questo motivo inizialmente il film fu considerato un semi-flop, ed ebbe incassi al botteghino relativamente bassi. La pellicola è stata riscoperta e rivalutata solo anni dopo, e oggi è considerato da molti il capolavoro del regista, insieme a Il buono, il brutto, il cattivo e C'era una volta in America, e uno dei capisaldi del genere western.

Gli anni settanta: i film negli USA [modifica]

Successivamente, Leone diresse Giù la testa, nel 1971, un progetto messo su in poco tempo con un budget medio, interpretato da James Coburn e Rod Steiger. La pellicola è quella dove forse Leone manifesta maggiormente le sue riflessioni sull'umanità e la politica. Secondo alcuni si tratterebbe di un film scomodo, bombarolo, visto anche il titolo statunitense A Fistful of Dynamite, ovvero "un pugno di dinamite", e questa nomea ne provocò la scomparsa per circa un ventennio dai distributori e dai palinsesti televisivi.
Leone nel frattempo non rimase completamente inattivo: scrisse variesceneggiature e soprattutto diresse — per sua stessa ammissione — varie sequenze del film di Tonino Valerii Il mio nome è Nessuno ma, per la sua espressa volontà di fermarsi col genere western, si fece accreditare solo come produttore esecutivo; egli, collaborò inoltre, nello stesso periodo, con il regista Damiano Damiani nella pellicola Un genio, due compari, un pollo, girandone le famose scene iniziali.

Gli anni ottanta: il ritorno in Italia [modifica]


Sergio Leone sul set di C'era una volta in America.
Dopo aver rifiutato un'offerta per dirigere Il padrino (The Godfather), lavorò per circa dieci anni a un proprio progetto epico, questa volta incentrato sulla mafia e igangster americani: C'era una volta in America (1984) era un'idea nata prima ancora di C'era una volta il West.
Il film ebbe grande successo di pubblico e critica in tutto il mondo, tranne che negli USA in cui fu proposta dalla produzione una versione dimezzata nella durata, e sconvolta nella struttura temporale. Il rimontaggio dell'opera causò dunque un flop inevitabile sul mercato americano, anche se la versione originale proposta anni dopo in VHS riscosse grande apprezzamento.
Il film è considerato come uno dei migliori del genere nonché della storia del cinema.

Gli ultimi progetti e la morte [modifica]

Quando morì il 30 aprile 1989 per un attacco di cuore, il regista era al lavoro su un progetto che avrebbe dovuto riguardare l'epico Assedio di Leningrado durante la Seconda guerra mondiale. Il film avrebbe dovuto raccontare oltre che le pagine più drammatiche della guerra in Russia, una storia d'amore tra un giornalista americano e una ragazza russa, in un ideale messaggio di pace fra le due superpotenze. L'URSS diGorbaciov, in piena perestrojka, aveva già concesso alla casa di produzione del regista un'autorizzazione di massima per le riprese sul suolo sovietico ma la morte di Leone fece sfumare tutto. Nel 2001, poi, il regista Jean Jacques Annaud si ispirò alla sceneggiatura leoniana perIl nemico alle porte, trasferendo però l'azione nell'Assedio di Stalingrado. Il cineasta siciliano Giuseppe Tornatore ha dichiarato di voler sviluppare l'idea leoniana e dirigere personalmente L'Assedio di Leningrado. L'altro grande progetto che rimase incompiuto è il tanto sognato remake di Via col vento di Victor Fleming (1939), basato sull'omonimo romanzo di Margaret Mitchell, che Leone aveva sempre considerato di gran lunga superiore alla trasposizione cinematografica.
Sergio Leone è stato anche regista di spot pubblicitari, come nel caso del premiatissimo "Il diesel si scatena" girato nel 1981, su commissione della Publicis, per reclamizzare la Renault 18.[1]
Nel 2004 è stato reso pubblico dal figlio un lungo trattamento inedito, quasi una pre-sceneggiatura, di una cinquantina di pagine, intitolato Un posto che solo Mary conosce, pubblicato poi in esclusiva mondiale dal noto mensile di cinema italiano Ciak. Di quest'ultimo progetto, l'unico di cui rimane una stesura completa ed esauriente della trama e dei personaggi, già alcuni biografi avevano anticipato l'esistenza e caldeggiato la realizzazione. Scritto insieme a Luca Morsella, suo aiuto-regista in C'era una volta in America, e da Fabio Toncelli, autore di documentari, si trattava di un progetto per un nuovo film western, nato inizialmente per due grandi attori americani (si parlò allora delle stelle nascenti Richard Gere e Mickey Rourke). Le vicende dei protagonisti si svolgono sullo sfondo di un grande affresco storico, laGuerra di secessione americana, secondo le linee e le tematiche più pure del cinema "leoniano".
La salma del regista è sepolta nel piccolo cimitero del borgo di Pratica di Mare.[2][3]

Lo stile e la tecnica [modifica]

Leone portò nel genere western (e non solo) grandi novità, e il suo stile ha influenza ancora oggi. Nei western tradizionali, tanto gli eroi, quanto i cattivi tendono a essere perfetti. Al contrario i personaggi di Leone presentano elementi di marcato realismo e verità: raramente sono sbarbati, appaiono sporchi. Si presentano in genere come antieroi, personaggi dalle personalità complesse, astuti e spesso senza alcuno scrupolo. Questi elementi di crudo realismo continuano a vivere nei western odierni, e hanno avuto forti influenze anche al di fuori del genere stesso.
"Da C'era una volta il West in poi il sogno americano di Leone inventa una delle più entusiasmanti avventure di emigrazione intellettuale di un europeo verso gli Stati Uniti degli ultimi cinquant'anni. Lo sguardo si allarga e il regista, pur mantenendo la capacità analitica di scomposizione dell'azione e di arresto del tempo, conquista il senso dello sguardo fordiano, il piacere di far cavalcare l'occhio entro coordinate geografiche conosciute" (G. Brunetta[4]).

L'eredità e gli omaggi [modifica]

Per la sua importanza nello sviluppo del cinema, non solo per quel che riguarda il western, nel 1992 Clint Eastwood, regista e interprete de Gli spietati, inserì nei titoli di coda la dedica "A Sergio".
Lo stesso, ha fatto, undici anni dopo, nel 2003Quentin Tarantino, nei titoli di Kill Bill vol. 2. Grande amante del cinema italiano e di Leone, secondo un aneddoto raccontato dallo stesso regista sul set de Le ienedel 1992, agli inizi della propria carriera non conoscendo ancora tutti i termini tecnici cinematografici era solito chiedere ai propri cameraman"give me a Leone", ovvero "datemi un Leone", per avere uno di quei suggestivi primissimi piani sui dettagli, marchio di fabbrica del geniale regista romano. Sempre Quentin Tarantino lo ha definito il primo regista post-moderno, che ha influenzato numerosissimi registi (lo stesso Tarantino, Sam PeckinpahJohn WooMartin ScorseseBrian De Palma e Clint Eastwood solo per citarne alcuni).
Stanley Kubrick dichiarò che se non avesse visto i film di Sergio Leone non avrebbe mai potuto realizzare Arancia Meccanica e parole simili le pronunciò anche Sam Peckinpah dopo l'uscita de Il mucchio selvaggio; successivamente Leone dichiarò che Kubrick lo chiamò durante la lavorazione di Barry Lyndon per tentare un'analoga fusione tra immagine e musica di cui era maestro il regista italiano.
Gore Verbinski con la sua pellicola Pirati dei Caraibi: Ai confini del mondo ha voluto render omaggio a Sergio Leone riguardo al film Per qualche dollaro in più, di cui è un grande fan, con la scena in cui Tia Dalma e Davy Jones posseggono due carillon identici, legati uno con l'altro.
fratelli Coen dopo l'uscita del loro film Il Grinta dichiararono che il loro film di genere western preferito era C'era una volta il West.
Robert Zemeckis nella trilogia Ritorno al Futuro fa esplicitamente riferimento al film di Sergio Leone Per un pugno di dollari.
Nonostante le positive critiche internazionali e il successo del pubblico, non è mai stato nominato per un Oscar.

Filmografia [modifica]

Regista [modifica]

Assistente regista [modifica]

Direttore della seconda unità [modifica]

Sceneggiatore [modifica]

Attore [modifica]

Produttore esecutivo [modifica]

Fu l'ombra di Carlo Verdone nella realizzazione dei film Un sacco belloBianco, rosso e Verdone, di cui acquistò i diritti, per poi rivenderli alla Medusa Distribuzione (non comparendo quindi come produttore, ma essendolo stato di fatto).

Note [modifica]

  1. ^ Stéphane Pincas e Marc Loiseau. A History of Advertising. Colonia, Taschen, 2008. ISBN 978-3-8365-0212-2.
  2. ^http://www.tuttopomezia.it/Personaggi/Chi_era/Leone/sergio_leone.htm
  3. ^ http://europaconcorsi.com/projects/94517-tomba-di-sergio-leone
  4. ^ Gian Piero BrunettaCent'anni cinema italiano, Laterza, Bari 1991 - p. 614

Altri progetti [modifica]

Collegamenti esterni [modifica]






Spaghetti - Western 

« Senza gli spaghetti western non esisterebbe una buona parte del cinema italiano. E Hollywood non sarebbe la stessa cosa »

Il western all'italiana (noto anche come spaghetti western o Italo-western in inglese) è il nome di un genere di film western di produzioneitaliana negli anni sessanta e settanta con la partecipazione spesso di attori di valore, ancora agli albori della loro carriera, e che successivamente sarebbero divenuti star internazionali. Tali film erano girati generalmente in Italia o in Spagna ed in rari casi, in altri paesi delMediterraneo.
Grazie a questo prolifico filone, per circa un quindicennio (compreso grosso modo fra il 1964 e il 1978) il western conobbe una rinnovata popolarità in Italia dopo un periodo di decadenza. Questo genere di western ha avuto successo anche fuori dall'Italia, influenzando successivamente anche i temi e le convenzioni del genere western di produzione non europea.
Al genere è stato reso omaggio nel corso della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia del 2007, con una retrospettiva di 32 titoli.

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Nascita e sviluppo del genere [modifica]


Il poncho, uno dei simboli degli spaghetti-western
Inizialmente il termine Spaghetti western, nato negli Stati Uniti, voleva solamente indicare dei lungometraggi girati in italiano, con budget ridotti e povertà di mezzi, secondo le convenzioni dei primi western, in parte intenzionalmente, in parte come conseguenza della limitatezza delle risorse finanziarie. Nonostante un'iniziale diffidenza, il genere si andò sempre più imponendo presso il grande pubblico, mentre la critica si limitò per lungo tempo a riconoscere unicamente il valore di quello che fu il massimo esponente e maestro indiscusso del genere, il regista Sergio Leone (e di un pugno di attori impegnati nei suoi film). Costui, fin dai suoi primi lungometraggi, si era guadagnato infatti la stima e il rispetto dei propri "colleghi" americani e una crescente popolarità presso le platee statunitensi e internazionali.
Non vi è dubbio comunque che lo Spaghetti western, per il tipo di personaggi e di situazioni rappresentate, abbia dato una ulteriore spinta, anche negli Stati Uniti, verso un revisionismo del western. Già dalla fine degli anni sessanta gli stessi americani infatti dovettero fare i conti col nuovo stile rimbalzato dall'Europa e imposto da Sergio Leone, tanto che già dalla prima metà degli anni settanta in molti western prodotti negli Stati Uniti si nota una diversa impostazione di personaggi e situazioni, che si fa via via più vicina a quella dello spaghetti-westerndi qualità, piuttosto che al western classico alla John Ford.
Dagli anni ottanta, poi, si è avuta una sorta di riabilitazione ufficiale, a livello di critica, anche di alcuni film a torto considerati "minori". Tale rivalutazione, che si è estesa con gli anni anche a molti altri film ascrivibili al genere, ha trovato ultimamente la sua espressione più significativa in una celebre mostra retrospettiva organizzata nell'ambito della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia del 2007.
Molte produzioni di spaghetti-western erano a basso costo e gli esterni venivano perciò girati in luoghi che ricordavano il lontano west americano ma erano meno dispendiosi di esso, spesso nel sud dellaSpagna, nel Lazio, in Sardegna o, più raramente, nell'Africamediterranea.
Il primo western italiano fu Il terrore dell'Oklahoma (1959), di Mario Amendola. I film più conosciuti, e probabilmente gli archetipi del genere, sono quelli della cosiddetta trilogia del dollaro, diretti proprio daSergio Leone, con Clint Eastwood (che diede vita al ruolo dell'Uomo senza nome) e le famosissime colonne sonore di Ennio Morricone (tre nomi che ormai oggi sono sinonimi del genere stesso): Per un pugno di dollari (1964), Per qualche dollaro in più (1965) ed infine Il buono, il brutto, il cattivo (1966). Quest'ultimo è senza dubbio uno dei western più famosi di tutti i tempi, ed ebbe, relativamente agli altri film, un bilancio atipicamente alto: quasi un milione di dollari. A questa trilogia Leone aggiunse poi il capolavoro monumentale C'era una volta il West(1968), un affresco nostalgico sull'epopea del West al tramonto, in cui i personaggi acquistano un maggiore spessore umano e la magistrale abilità tecnica e narrativa del regista si fonde con un soggetto ricco di significati, incontrandosi idealmente con le tematiche crepuscolari del nuovo western statunitense.
Molti spaghetti-western alla loro uscita furono considerati dei film di serie B, cioè opere di bassa qualità. In realtà, come abbiamo avuto modo di vedere, accanto a produzioni di carattere esclusivamente commerciale e senza pretese artistiche figurano opere, come la già citata trilogia del dollaro e C'era una volta il West, considerate concordemente dalla critica delle pietre miliari della storia del cinema. Oltre a Sergio Leone, altri noti registi (fra cui Florestano Vancini,Duccio TessariSergio CorbucciLucio Fulci e Sergio Sollima) si cimentarono nel genere, spesso con buoni risultati qualitativi.
Tra le varianti più significate ricordiamo il western gotico che vanta titoli come I quattro dell'apocalisse e Joko invoca Dio... e muori dove alla solarità degli scenari western si contrappongono scenari cupi e cimeteriali. In Sentenza di morte di Mario Lanfranchi (1968) appare addirittura uno sorta di "cowboy zombie" (ben prima del romanzo e delromanzo grafico Dead in the West di Joe R. Lansdale). Anche il western peplum e il thriller western hanno avuto il loro momento d'oro durante la grande stagione di uno dei generi più prolifici della storia del cinema.
Daniele D'Anza nel 1968 sceneggiò per la RAI Non cantare, spara unaparodia western musicale con il Quartetto Cetra.
Va ricordato anche il fortunato filone che ha avuto come protagonistiBud Spencer e Terence Hill, con i quali, a partire dagli anni settanta, si inaugurò una sorta di divertente parodia degli spaghetti-western.
Il genere, dopo l'esplosione incredibile degli anni sessanta e settanta, scomparve repentinamente quasi del tutto, dando vita a pochissimi film negli anni ottanta e novanta, destino d'altronde non diverso da quello delfilm western in senso lato, anche statunitense, ormai quasi del tutto scomparso dalle nuove produzioni.
In un certo senso, l'ultimo grande film del genere può essere considerato, con le giuste considerazioni, Gli spietati (Unforgiven) del1992, che vede l'icona del genere Clint Eastwood dietro la macchina da presa. Nei titoli di coda appare la significativa dedica: "a Sergio [Leone]" (la stessa che più di dieci anni dopo, nel 2003Quentin Tarantino ha inserito nei titoli di Kill Bill vol. 1 e Kill Bill vol. 2).
Alcuni film di caratteristiche similari e di produzione spagnola prendono il nome di chorizo-western o paella-western, mentre una pubblicità per la commedia giapponese Tampopo coniò la definizione di noodle-western (noodle sono proprio gli spaghetti giapponesi) per descrivere la parodia di un ristorante di noodle. I moderni film western di Robert Rodriguez sono stati soprannominati burrito-western.

Segni distintivi [modifica]

Nel 1971 Franco Ferrini pubblicò sulla rivista Bianco e Nero un articolo in cui individuava nove situazioni-tipo che distinguevano il western all'italiana da quello classico. Queste situazioni riguardavano l'uso diverso che negli spaghetti-western viene fatto dell'alcol, dei nomi, della banca, delle armi, della legge, del cimitero e del duello.
Al di là di questo, si può dire che nei western all'italiana il protagonista non è quasi mai un eroe, ma più spesso un antieroe mosso da interesse invece che da motivazioni idealistiche. Il western italiano non è, poi, ottimista né tantomeno moralista come quello classico, e presenta quasi sempre il denaro come unico vero interesse dei personaggi. Le storie e le scene sono in genere più cruente, i personaggi più cinici, "niente più storie d'amore e lunghe e noiose chiacchierate dal tono moraleggiante ma tantissima violenza e azione a volte spinta ai livelli più estremi".[1]
Nei western all'italiana la classica distinzione fra il "buono" e il "cattivo" viene così a sfumarsi notevolmente rispetto al western americano: specie dalla rivoluzione stilistica imposta da Sergio Leone in poi, tutti i personaggi, anche quelli "positivi", appaiono in genere più cinici, trasandati, sporchi, ma in fondo più realistici; le stesse ambientazioni più inospitali, i villaggi appaiono desolati e polverosi.
Ne esce, in definitiva, una immagine certamente meno epica e in generale molto più dura dell'Ottocento americano nelle regioni del west. Da questo punto di vista, il fatto che gli autori dei film (e il pubblico a cui erano destinati principalmente) non fossero americani, ha senza dubbio consentito di distaccarsi con maggiore libertà dagli stereotipi più tradizionali e nostalgici del West, viceversa sentito ancora dagli statunitensi come una epopea nazionale.
Anche per questo motivo, inizialmente, il genere fu visto con diffidenza dagli americani (il termine stesso spaghetti-western aveva infatti anche un sottinteso vagamente dispregiativo): alle differenze stilistiche si aggiungeva infatti una sorta di dissacrazione del mito del west, che aveva l'aggravante, dal loro punto di vista, di provenire da autori non americani.
Gli spaghetti-western venivano talvolta girati nel deserto spagnolo diAlmería, ma molti di essi furono ambientati in locazioni dell'Italia centrale e del Lazio. Spesso le riprese hanno avuto luogo in zone di alta quota, dove è facile la formazione di fenomeni nuvolosi: ciò spiega come mai in molti film il sole sia poco o per nulla visibile, elemento che finiva per accrescere il carattere 'desolato' delle scenografie. Le locazioni più usate erano la piana carsica di Camposecco, pressoCamerata Nuova (ai confini fra Lazio e Abruzzo), il parco della Valle del Treia fra Roma e Viterbo, le zone di Bassano Romano e Formello(all'epoca scarsamente urbanizzate), le cave di travertino presso Tivoli Terme e la campagna di Lunghezza alla periferia di Roma, e ancora iPiani di Castelluccio, nei pressi di Norcia, i rilievi dell'Amiata e del Gran Sasso. Temi ricorrenti dei western girati in Spagna (dove si ricorreva a comparse locali) erano la Rivoluzione messicana, i banditi messicani e la zona "calda" del confine tra il Messico e gli USA. Scarsa o nulla invece fu invece negli italowestern la presenza dei pellirosse e dei nativi, particolarità dovuta anche alla evidente difficoltà nel reperire in Europa attori e comparse che avessero una fisionomia adatta.
Tipici del genere sono anche i titoli, particolari e quasi "parlanti", delle vere e proprie frasi che rispecchiano gli stereotipi delle pellicole (vedi filmografia a fondo pagina), al pari dei nomi e soprattutto dei soprannomi dei personaggi: TrinitàAllelujail Magnifico...
Altrettanto caratterizzante è la presenza ricorrente di alcuni personaggi,DjangoSartanaSabata giusto per citare i più famosi, a creare delle saghe a volte lunghe anche una decina di film, che puntavano molto sul richiamo del personaggio già noto al pubblico, oppure creando ogni volta nuovi protagonisti molto simili tra loro (ci sono svariati Joe ed altrettanti Colt, vedi anche qui la filmografia).
Un elemento caratteristico è la presenza di molte sparatorie e l'uccisione di molte persone, soprattutto da parte del buono che si fa giustizia da solo. In questo contesto rientra anche la presenza costante del duello, spesso alla fine del film, vero apice di tutta la vicenda.

Analisi critica [modifica]

  • Nel western americano, così come nel poema epico o nel racconto d’avventura, l’evento, la prova qualificante o glorificante, è unico e posto in una posizione forte, a conclusione della vicenda. Nel western al’italiana la tensione non ha un vero e proprio climax: ad ogni unità di narrazione sono connessi scontri ed ogni unità produce una carica di emozioni equivalente, anche se, come negli spettacoli pirotecnici, il gran finale racchiude i botti più spettacolari e la carneficina risulta più carica di effetti (Gian Piero Brunetta[2]).

Il western all'italiana nella cultura popolare [modifica]

È dei primi anni '70 l'infatuazione di molti produttori giamaicani di musica reggae, ed in particolare del più folle di tutti: Lee "Scratch" Perry, per il western all'italiana; infatuazione che li porta a pubblicare molti brani ispirati da film e da personaggi di questo genere cinematografico.
In particolare Lee Perry pubblica addirittura alcuni album ispirati al genere: l'album del 1969 Return of Django contenente l'omonima (e famosa) canzone, dove il titolo è un esplicito riferimento al film Djangodi Sergio Corbucci del 1966; l'album del 1970 Clint Eastwood con brani quali For A Few Dollars More (dal film Per qualche dollaro in più diSergio Leone) e Clint Eastwood , l'album del 1970 The Good, the Bad and the Upsetters (chiaramente ispirato dal film di Sergio Leone, Il buono, il brutto, il cattivo); l'album del 1970 Eastwood Rides Again. Sulle copertine di molti di questi dischi Perry e i componenti degliUpsetters (backing band di Perry) appaiono addirittura vestiti da cowboy con tanto di cappello, speroni, pistola e cavallo.
Anche altri produttori (Joe Gibbs) subiscono tale fascino, che li porta a pubblicare canzoni incredibilmente intitolate Lee Van Cleef e Franco Nero.
Alcune raccolte hanno recentemente cercato di testimoniare la grande influenza degli spaghetti-western sulla musica reggae delle origini:
  • VV.AA. - For A Few Dollars More (28 Shots Of Western Inspired Reggae)[3] (pubblicato da Trojan Records nel 1998)
  • VV.AA. - The Big Gundown (Reggae Inspired By Spaghetti Westerns)[4] (pubblicato da Trojan Records nel 2004)

La retrospettiva della Mostra di Venezia [modifica]

Come si è già avuto modo di indicare, nel 2007 si è svolta una retrospettiva, nell'ambito della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, che ha voluto rendere omaggio al genere. L'iniziativa si proponeva non solo di fornire allo spettatore una veduta d'insieme del western italiano, ma anche e soprattutto di rivalutare molti film stroncati o trascurati in passato dalla critica. In tale ottica va vista l'assenza dalla manifestazione dei capolavori di Sergio Leone, la cui fama e il cui prestigio internazionale erano, e sono, fuori discussione. La retrospettiva, curata da Manlio Gomarasca e Marco Giusti includeva ben 32 titoli:

Protagonisti [modifica]

Registi [modifica]

Compositori [modifica]

Attori [modifica]


Clint Eastwood in "Per qualche dollaro in più" (1965) di Sergio Leone, nel ruolo dell'Uomo senza nome

Gian Maria Volontè in "Per un pugno di dollari" (1964) di Sergio Leone, nel ruolo di Ramón Rojo

Personaggi principali [modifica]


Lee Van Cleef in "Il buono, il brutto, il cattivo" (1966) di Sergio Leone, nel ruolo di Sentenza

Eli Wallach in "Il buono, il brutto, il cattivo" (1966) di Sergio Leone, nel ruolo di Tuco

Filmografia essenziale [modifica]

Anni sessanta [modifica]


Il duello finale da "Per qualche dollaro in più" di Sergio Leone

Franco Nero in "Django" (1966) di Sergio Corbucci, nel ruolo di Django

Charles Bronson in "C'era una volta il West" (1968) di Sergio Leone, nel ruolo di Armonica

Anni settanta [modifica]


Rod Steiger in "Giù la testa" (1971) di Sergio Leone, nel ruolo di Juan Miranda

Henry Fonda in "Il mio nome è Nessuno" (1973) di Tonino Valerii, nel ruolo di Jack Beauregard

Dagli anni ottanta ad oggi [modifica]

Note [modifica]

  1. ^ da: Dark side il lato oscuro del cinema - SPAGHETTI WESTERN, su http://www.camionusati.org/western.html, sito rilevato il 9/8/2011
  2. ^ Gian Piero Brunetta, Storia del cinema italiano dal 1945 agli anni ottanta, Roma, Edit. Riuniti, 1982, pag. 779
  3. ^ For A Few Dollars More (28 Shots Of Western Inspired Reggae) su roots-archives.com
  4. ^ il disco The Big Gundown (Reggae Inspired By Spaghetti Westerns)su roots-records.com

Bibliografia [modifica]

  • Marco GiustiDizionario del Western all'italiana, Milano, Arnoldo Mondadori, 2007. ISBN 978-88-04-57277-0
  • Roger A. Fratter (a cura di), Ai confini del western, Pozzo D'Adda, 2005.
  • Roberto Curti, Il mio nome è Nessuno. Lo spaghetti western secondo Tonino Valerii, Unmondoaparte, Roma 2008. - ISBN 978-88-89481-17-2
  • Autori vari, Nocturno Dossier n.31 "Ai confini del western. Zone d'ombra del genere all'italiana".

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