Adriano Olivetti - Wikipedia
Uno dei piu´ illuminati imprenditori italiani di sempre .
Adriano Olivetti (Ivrea, 11 aprile 1901 – Aigle (Svizzera), 27 febbraio 1960) è stato unimprenditore, ingegnere e politico italiano, figlio di Camillo Olivetti; fu uomo di grande e singolare rilievo nella storia italiana del secondo dopoguerra.
Indice[nascondi] |
[modifica]Biografia
Nacque sulla collina di Monte Navale, nelle vicinanze di Ivrea l'11 aprile del 1901, dal padreCamillo, ebreo, e dalla madre Luisa, valdese. Nel 1924 conseguì la laurea in ingegneria chimica e, dopo un soggiorno di studio negli Stati Uniti, durante il quale poté aggiornarsi sulle pratiche di organizzazione aziendale, entrò nel 1926 nella fabbrica paterna ove, per volere di Camillo, fece le prime esperienze come operaio. Divenne direttore della SocietàOlivetti nel 1933 e presidente nel 1938. Si oppose al regime fascista con momenti di militanza attiva (partecipò con Carlo Rosselli, Ferruccio Parri, Sandro Pertini ed altri alla liberazione di Filippo Turati). Durante gli anni del conflitto bellico, in cui Olivetti era inseguito da mandato di cattura per attività sovversiva, riparò in Svizzera. Rientrato dal suo rifugio alla caduta del regime, riprese le redini della azienda. Alle sue capacità manageriali che portarono la Olivetti ad essere la prima azienda del mondo nel settore dei prodotti per ufficio, unì una instancabile sete di ricerca e di sperimentazione su come si potessero armonizzare lo sviluppo industriale con la affermazione dei diritti umani e con la democrazia partecipativa, dentro e fuori la fabbrica. Nel 1945 pubblicò L'ordine politico delle Comunità che va considerato la base teorica per una idea federalista dello Stato che, nella sua visione, si fondava appunto sulle comunità, vale a dire unità territoriali culturalmente omogenea e economicamente autonome. Nel 1948 fondò a Torino il "Movimento Comunità" e si impegnò affinché si realizzasse il suo ideale di comunità in terra di Canavese. Il movimento, che tentava di unire sotto un'unica bandiera l'ala socialista con quella liberale, assunse nell'Italiadegli anni Cinquanta una notevole importanza nel campo della cultura economica, sociale e politica. Sotto l'impulso delle fortune aziendali e dei suoi ideali comunitari, Ivrea negli anni cinquanta raggruppò una quantità straordinaria di intellettuali che operavano (chi in azienda chi all'interno del Movimento Comunità) in differenti campi disciplinari, inseguendo il progetto di una sintesi creativa tra cultura tecnico-scientifica e cultura umanistica.
Nel 1949 Olivetti si convertì al cattolicesimo «per la convinzione della sua superiore teologia» [1]. Fu sindaco di Ivrea nel 1956 e nel 1958 venne eletto deputato come rappresentante di "Comunità". Studioso di urbanistica, diresse il piano regolatore della Valle d'Aosta e fu anche presidente dell'Istituto nazionale di urbanistica. Il 27 febbraio 1960 morì improvvisamente durante un viaggio in treno da Milano a Losanna: al momento del suo decesso l'azienda fondata dal padre e da lui per lungo tempo diretta vantava una presenza su tutti i maggiori mercati internazionali, con circa 36.000 dipendenti, di cui oltre la metà all'estero.
Nel 1949 Olivetti si convertì al cattolicesimo «per la convinzione della sua superiore teologia» [1]. Fu sindaco di Ivrea nel 1956 e nel 1958 venne eletto deputato come rappresentante di "Comunità". Studioso di urbanistica, diresse il piano regolatore della Valle d'Aosta e fu anche presidente dell'Istituto nazionale di urbanistica. Il 27 febbraio 1960 morì improvvisamente durante un viaggio in treno da Milano a Losanna: al momento del suo decesso l'azienda fondata dal padre e da lui per lungo tempo diretta vantava una presenza su tutti i maggiori mercati internazionali, con circa 36.000 dipendenti, di cui oltre la metà all'estero.
Oltre a numerosi libri su Olivetti, è stato scritto anche un monologo di Roberto Scarpa, partato in scena dallo stesso Scarpa con accompagnamento musicale di Luca Morelli.
[modifica]Adriano Olivetti e la politica
[modifica]Dal primo dopoguerra agli anni del consenso fascista
Adriano Olivetti ebbe uno rapporto dialettico con il padre Camillo. Apparentemente visse la ribellione tipica dei figli "intelligenti" nel confronto dei padri altrettanto "intelligenti". Si può comunque affermare che tra Adriano e Camillo Olivetti ci fu sempre identità di vedute nelle linee generali della politica e dell'idealità anche se, spesso e volentieri, Adriano ebbe modo di affermare anche in quel campo la propria autonomia e la propria statura intellettuale.
Camillo Olivetti sappiamo, fu un cauto interventista sopravvivendo in lui lo spirito risorgimentale. Adriano, in sintonia, dopo Caporetto si arruolò volontario pur non combattendo in quanto la guerra finì prima che potesse raggiungere il fronte.
Adriano si laureò in ingegneria chimica presso il Politecnico di Torino, fu una ribellione a metà nei confronti del padre, che sicuramente l’avrebbe preferito ingegnere meccanico. A metà, perché le sue inclinazioni erano all’epoca più vicine alla cultura umanistica che non a quella scientifica.
Nel 1919 collaborò con il padre alla redazione de L'Azione Riformista: è provato da numerosi riferimenti del padre, anche se non siamo in grado di riconoscer gli articoli scritti da Adriano Olivetti in quanto anonimi o firmati con uno pseudonimo.
Quando nel 1920 Camillo decise di sospendere la pubblicazione di quel settimanale canavesano da lui ritenuto troppo provinciale e quindi privo di un’influenza reale nella politica, Adriano convinse il padre a cedere a lui e a dei suoi giovani amici [2] quel foglio, che tuttavia non andrà oltre al 1920.
Sappiamo che collaborò anche con Tempi Nuovi il settimanale politico torinese che il padre promuoverà con Donato Bachi (che ne sarà il direttore) e altri progressisti.
Con la svolta, prima critica, poi più marcatamente antifascista di quel giornale, ci fu anche la svolta politica di Adriano Olivetti, anche influenzato dall’ambiente culturale del Politecnico e dall’amicizia con la famiglia Levi. In particolare con Gino Levi suo compagno di corso.
Acutamente, Natalia Levi Ginzburg nel libro Lessico famigliare descrive in questi termini il rapporto tra Adriano Olivetti e la sua famiglia Levi[3]:
Acutamente, Natalia Levi Ginzburg nel libro Lessico famigliare descrive in questi termini il rapporto tra Adriano Olivetti e la sua famiglia Levi[3]:
« Fra questi amici ce n’era uno che si chiamava Olivetti, e io ricordo la prima volta che entrò in casa nostra, vestito da soldato perché faceva in quel tempo il servizio militare. Adriano aveva allora la barba, una barba incolta e ricciuta, di un colore fulvo; aveva lunghi capelli biondo fulvi, che si arricciolavano sulla nuca ed era grasso e pallido. La divisa militare gli cadeva male sulle spalle, che erano grasse e tonde; e non ho mai visto una persona, in panni grigio verdi e con pistola alla cintola, più goffa e meno marziale di lui. Aveva un’aria molto malinconica, forse perché non gli piaceva niente fare il soldato; era timido e silenzioso, ma quando parlava, parlava allora a lungo e a voce bassissima, e diceva cose confuse ed oscure, fissando il vuoto con i piccoli occhi celesti, che erano insieme freddi e sognanti. » |
Con la famiglia Levi, Adriano fu tra i protagonisti della rocambolesca fuga di Filippo Turati.
Ospitato prima dai Levi nella loro casa di Torino, Turati raggiunse poi Ivrea. Fece tappa nella notte in casa di Giuseppe Pero, dirigente della Olivetti, per ripartire al mattino seguente in una macchina guidata da Adriano che raggiungerà Savona, dove li aspettava Sandro Pertinicon cui l’esule si imbarcò per la Corsica per poi raggiungere la Francia e Parigi.
Come abbia potuto, Adriano Olivetti, non essere coinvolto nell'inchiesta fascista che seguì alla fuga di Turati non è chiaro. Possiamo solo formulare due ipotesi: una, che riguarda la fortuna o la superficialità delle indagini; l'altra, (che può solo essere ipotizzata) riguardante protezioni che vennero dagli ambienti "giodiani" torinesi.
Sappiamo dagli articoli su Tempi Nuovi che la redazione, almeno fino al 1923 ebbe un rapporto di reciproca stima con il fascismo torinese di Mario Gioda, il quale sia pur scomparso nel 1924, aveva lasciato numerosi seguaci nella federazione torinese.
L’antifascismo di Adriano si era già espresso immediatamente dopo il ritrovamento del cadavere di Giacomo Matteotti nella manifestazione che promosse, insieme al padre, al teatro Giacosa di Ivrea nel 1924.
Maggiore prudenza Adriano Olivetti la dimostrò nei confronti del regime, parallelamente all’assunzione di responsabilità nella fabbrica di Ivrea.
Adriano Olivetti venne nominato Direttore generale, si sposò con Paola Levi, sorella di Gino. Paola, insofferente al provincialismo eporediese, lo convinse a trasferire casa a Milano; questa fu una delle svolte culturali per Adriano, perché nel capoluogo meneghino poté incontrare quell'intellighenzia che lo avvicinò in seguito all'architettura, l'urbanistica, lapsicologia e la sociologia.
Ebbe ancora problemi con il Regime, quando il fratello di Gino e Paola Levi, Mario (che lavorava alla Olivetti), venne fermato alla frontiera con la Svizzera, essendo l’auto carica di manifestini di Giustizia e Libertà. Riuscì a fuggire, ma la conseguenza fu che Gino Levi e il padre furono arrestati, rimanendo per circa due mesi nelle patrie galere.
Adriano in quel frangente si mobilitò e molto spese del suo per difendere il suocero e l'amico cognato. È quello il periodo cha a Camillo Olivetti fu momentaneamente ritirato il passaporto.
Tuttavia i rapporti con il fascismo migliorarono negli anni trenta. Sarà soprattutto l’incontro con gli architetti Luigi Figini e Gino Pollini, i quali erano la punta più avanzata di quel razionalismo in architettura che in un primo periodo venne sostenuto anche da Mussolini.
I due architetti erano i corrispondenti italiani del grande Le Corbusier, il quale, pure lui, per un certo periodo fu estimatore di Mussolini in quegli anni che saranno definiti del consenso[4], tanto che Figini e Pollini aderirono al partito fascista.
Sicuramente Adriano da loro fu influenzato; essi saranno infatti gli architetti della nuova Olivetti e saranno anche, con Adriano, estensori del Piano per la provincia di Aosta (di cui Ivrea faceva parte in quegli anni).
Non sappiamo con quanta convinzione, ma ad ogni modo è provato [5] che Adriano Olivetti chiese ed ottenne la tessera al PNF. Non solo, ma fu ricevuto da Mussolini a Palazzo Venezia dove l’industriale eporediese presentò il suo piano al Duce.
Le sue affinità politiche del periodo furono con Giuseppe Bottai che nel fascismo sempre rappresentò una voce fuori dal coro. Prudente tanto da non farsi radiare come avvenne aMassimo Rocca, Bottai fu pur sempre uno spirito libero che rappresentò l’altra faccia del fascismo, quella meno totalitaria e folcloristica e più problematica.
Quello con il Regime fu un feeling di breve durata. In architettura i gusti di Mussolini cambiarono: dal razionalismo passò ad una architettura di regime che intendeva riecchegiare i fasti della Roma Imperiale.
In ogni caso, il piano della Valle d'Aosta ebbe ancora una mostra a Roma, i giornali ne parlarono, come dimostra una lettera che Camillo scrisse ad Adriano:
In ogni caso, il piano della Valle d'Aosta ebbe ancora una mostra a Roma, i giornali ne parlarono, come dimostra una lettera che Camillo scrisse ad Adriano:
« Sig Adriano Olivetti Roma
Ho visto i tuoi articoli sulla Stampa e sulla Gazzetta del popolo per il piano per la Provincia di Aosta, e spero che questo tuo lavoro ti possa dare molta gloria, ma pochi fastidi.
Sulla Gazzetta del Popolo ho osservato che il tuo nome è stato omesso. Non so se l’articolo è stato scritto da te (nel qual caso ti avverto che non bisogna essere troppo modesti) oppure da altri che non ha voluto menzionare il tuo nome, nel qual caso vorrei sapere la causa (…) » | |
(lettera presente nell'archivio storico Olivetti)
|
Poi fu il silenzio, con la guerra d'Africa prima, la guerra di Spagna e poi, il secondo conflitto mondiale, il consenso di Adriano Olivetti si affievolì fino a portarlo ad un aperto antifascismo.
[modifica]Gli anni della guerra e dell'esilio
[modifica]Il dopoguerra e l'impegno nel Movimento Comunità
[modifica]Note
- ^ Davide Cadeddu, «Adriano Olivetti, le utopie al potere», Avvenire, 25 febbraio 2010.
- ^ dal commiato di Camillo ai lettori Azione Riformista 1919
- ^ il padre, Giuseppe Levi, fu un brillante docente di anatomia all'università di Torino
- ^ Renzo De Felice, Gli anni del consenso, Einaudi
- ^ Valerio Ochetto, Adriano Olivetti, Milano, Mondadori, 1985
[modifica]Bibliografia
- Adriano Olivetti, L’ordine politico delle Comunità. Le garanzie di libertà in uno Stato socialista, Ivrea, Nuove Edizioni Ivrea, 1945.
- Adriano Olivetti, L’ordine politico delle Comunità dello Stato secondo le leggi dello spirito, Roma, Edizioni di Comunità, 1946.
- Adriano Olivetti, Società, Stato, Comunità. Per una economia e politica comunitaria, Milano, Edizioni di Comunità, 1952.
- Adriano Olivetti, Città dell’uomo, Milano, Edizioni di Comunità, 1959.
- Adriano Olivetti, L’ordine politico delle Comunità. Le garanzie di libertà in uno stato socialista, a cura di Renzo Zorzi, Milano, Edizioni di Comunità, 1970.
- Movimento Comunità, Dichiarazione politica, Milano, Edizioni di Comunità, 1953.
- Movimento Comunità, Manifesto programmatico, a cura della Direzione Politica Esecutiva, Roma, gennaio 1953.
- Luciano Gallino, Progresso tecnologico ed evoluzione organizzativa negli stabilimenti Olivetti 1946-1959, Milano, Giuffrè, 1960.
- Bruno Caizzi, Gli Olivetti, Torino, UTET, 1962.
- Giuseppe Berta, Le idee al potere: Adriano Olivetti tra la fabbrica e la comunità, Milano,Edizioni di Comunità, 1980.
- Geno Pampaloni, Adriano Olivetti: un'idea di democrazia, Milano, Edizioni di Comunità,1980.
- Franco Ferrarotti, Attualità del pensiero politico di Adriano Olivetti, in AA.VV, Studi in onore di Paolo Fortunati, vol. II, Bologna, Clueb, 1980.
- Umberto Serafini, Adriano Olivetti e il Movimento Comunità: una anticipazione scomoda, un discorso aperto, Roma, Officina, 1982.
- Alberto Mortara, Protagonisti dell’intervento pubblico: Adriano Olivetti, in «Economia Pubblica», n. 3, 1982, pp. 105-118.
- Valerio Ochetto, Adriano Olivetti, Milano, Mondadori, 1985.
- Luciano Cafagna, Adriano Olivetti, patrono del Sessantotto. L’eredità ideologica dell’industriale di Ivrea, in «Corriere della Sera», 7 ottobre 1985, p. 3.
- Giancarlo Lunati, Con Adriano Olivetti alle elezioni del 1958, All’insegna del pesce d’oro, Vanni Scheiwiller, 1985.
- Valerio Castronovo, Grandi e piccoli borghesi: la via italiana al capitalismo, Roma-Bari, Laterza, 1988.
- Giulio Sapelli, Roberto Chiarini, Fini e fine della politica. La sfida di Adriano Olivetti, introduzione di Luciano Gallino, Milano, Edizioni di Comunità, 1990.
- Umberto Serafini, La Comunità di Adriano Olivetti e il federalismo, in «queste istituzioni», n. 97, 1994, pp. 3-20.
- Quintino Protopapa, Il problema delle fonti di Adriano Olivetti, in «Annali dell’Istituto Ugo La Malfa», vol. XII, 1997.
- AA.VV., Identità, riconoscimento, scambio. Saggi in onore di Alessandro Pizzorno, Bari, Laterza, 2000.
- Angela Zucconi, Cinquant’anni nell’utopia, il resto nell’aldilà, Napoli, L’Ancora del Mediterraneo, 2000.
- Giorgio Soavi, Adriano Olivetti: una sorpresa italiana, Milano, Rizzoli, 2001.
- Luciano Gallino L'impresa responsabile. Un'intervista su Adriano Olivetti, Torino, Edizioni di Comunità, 2001.
- Chiara Ricciardelli, Olivetti. Una storia, un sogno ancora da scrivere, Milano, Franco Angeli, 2001.
- Franco Ferrarotti, La società e l’utopia. Torino, Ivrea, Roma e altrove, Roma, Donzelli Editore, 2001.
- Nicola Crepax, Adriano Olivetti: l’America in Italia durante il fascismo, in Fondazione Assi, Annali di storia dell’impresa, Bologna, il Mulino, n. 12, a. 2001.
- AA.VV., Uomini e lavoro alla Olivetti, Milano, Bruno Mondadori, 2005.
- Paolo Bricco, Olivetti, prima e dopo Adriano: industria, cultura, estetica, Napoli, L’Ancora del Mediterraneo, 2005.
- Mario Caglieris, Olivetti, addio. Un sogno premonitore, Ivrea, Bolognino Editore, 2005.
- Franco Filippazzi, ELEA: storia di una sfida industriale, in L. Dadda, La nascita dell’informatica in Italia, Milano, Polipress, 2006.
- Davide Cadeddu, La riforma politica e sociale di Adriano Olivetti (1942-1945), Roma, Quaderni della Fondazione Adriano Olivetti, 2006.
- Davide Cadeddu, Il valore della politica in Adriano Olivetti, Roma, Quaderni della Fondazione Adriano Olivetti, 2007.
- Beniamino de' Liguori Carino, Adriano Olivetti e le Edizioni di Comunità (1946-1960), Roma, Quaderni della Fondazione Adriano Olivetti, 2008.
- Sergio Ristuccia, Costruire le istituzioni della democrazia. La lezione di Adriano Olivetti, politico e teorico della politica, Venezia, Marsilio, 2009.
- AA.VV., La lezione politica di Adriano Olivetti. Conversazioni su: Costruire le istituzioni della democrazia di Sergio Ristuccia, Collana Intangibili, Quaderni della Fondazione Adriano Olivetti, 2009.
- Vico Avalle, Ugo Aluffi, Pino Ferlito, La saga degli Olivetti. 1908 - 2008, seconda edizione a cura di Ugo Avalle, Bollengo (To), Edito dal Comune di Bollengo, 2009.
- Giuseppe De Rinaldis, Una vita ben spesa. Adriano Olivetti: tra Ivrea, Aosta, Matera, Sorrento, Napoli, Pozzuoli, Ivrea, Edizioni Bolognino, 2010.
[modifica]Collegamenti esterni
- Fondazione Adriano Olivetti
- Adriano Olivetti: l'imprenditore rosso La Storia siamo Noi - Rai Educational
- Verità e giustizia. La spiritualità in Adriano Olivetti Giornale di filosofia della religione
- Adriano Olivetti. Progettare per vivere Fahrenheit e Passioni su Rai Radio 3
- Passioni su Radio 3
Categorie: Imprenditori italiani | Ingegneri italiani | Politici italiani del XX secolo | Nati nel 1901 | Morti nel 1960 | Nati l'11 aprile | Morti il 27 febbraio | Personalità legate a Ivrea |Editoria | Studenti del Politecnico di Torino | Ingegneri chimici italiani | Ebrei italiani |
Olivetti
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Olivetti S.p.A. | |
---|---|
Nazione | Italia |
Tipologia | Società per azioni |
Fondazione | 29 ottobre 1908 |
Sede principale | Ivrea (TO) |
Gruppo | Telecom Italia |
Persone chiave | |
| |
Fatturato | 350 milioni di € (2009) |
Dipendenti | 1.194 (2009) |
Slogan | Back to the future |
Sito web | www.olivetti.it |
Olivetti S.p.A. è una società che opera nel settore dell'information technology, di proprietà di Telecom Italia. In passato è stata anche una delle aziende italiane più importanti al mondo nel campo dellemacchine per scrivere e da calcolo prima, e dell'elettronica poi (STMicroelectronics ne è, in parte, un'eredità); è stata tra le prime aziende, in ordine di tempo, a produrrepersonal computer e stampanti da ufficio. Suo è il primo pc, l'Olivetti Programma 101, prodotto nel 1964.
[modifica]L'atto di nascita
« L'anno 1908, li 29 del mese di ottobre nella città di Ivrea ed in loco proprio del Signor Ing. Camillo Olivetti situato alla regione Ventignano e Crosa, avanti a me Gianotti Cav. Felice regio notaio iscritto presso il Collegio Notarile di Ivrea, ivi residente - Conservatore e Tesoriere dell'Archivio Notarile di questo Distretto - coll'intervento dei testimoni sotto nominati - sono presenti i signori: Olivetti Camillo, fu Salvatore, Quilico avv. cav. uff. C. Alberto, Jona Gioberti fu I. David, Quaglio Vincenzo fu cav. Francesco, Ambrosetti Ugo fu cav. Emilio, Aluffi Alberto del vivente Giuseppe, Rossi cav. Mario, Gatta Dino fu Francesco, Domenico Domenico, che dichiara di agire per proprio conto ed in rappresentanza dei signori: Sacerdoti cav. Carlo del vivente cav. Leone, Porcheddu Giovanni fu Israel, Verdun di Cantogno nobile Lorenzo del vivente Domenico, Guagno Enrico fu Antonio. » |
Il capitale sociale iniziale è di 350.000 lire, Camillo vi partecipa con 220.000 lire costituite dal valore di alcuni terreni e di un fabbricato industriale che ospitava la C.G.S, fabbrica di strumenti di misura elettrici, fondata precedentemente dallo stesso Camillo, gli altri azionisti sono amici e parenti, le modeste somme dei quali, serviranno ad acquistare i primi torni automatici Brown&Sharpe e le prime fresatrici, che sceglierà durante un viaggio negli Stati Uniti d'America subito dopo.
[modifica]Cammino storico
[modifica]1908-1930: i primi anni
Sul tetto della fabbrica a due piani in mattoni rossi appena costruita, campeggia grande quanto tutto il lato est dell'edificio, un cartellone che riporta: Ing. OLIVETTI & C. PRIMA FABBRICA NAZIONALE DI MACCHINE PER SCRIVERE. Intorno alla piccola fabbrica si allargavano i campi, la città era lontana, al di là del ponte romano sulla Dora Baltea. La temerarietà dell'impresa è palpabile, in una città quasi di confine, con tradizioni unicamente agricole e artigiane, in un'Italia in cui neppure calamaio e pennino erano prodotti popolari.
A Torino, la Fiat, nata 10 anni prima contava 50 operai, Camillo aveva 4 ragazzotti inesperti ai quali pazientemente insegnava di persona a tenere in mano una lima, e a cui a fine giornata inculcava elementi di meccanica e aritmetica. A capo del manipolo era Domenico Burzio, figlio di operaio fucinatore, e fucinatore egli stesso fin dall'età di 13 anni; la sua carriera scolastica si era conclusa in seconda elementare su consiglio dell'insegnante (il ragazzo non era tagliato per lo studio): lavorò al mantice, in una di quelle fucine dove si costruivano i torchi per le uve, e lì sarebbe rimasto se nel 1895 non si fosse rivolto all'ing. Camillo Olivetti, di cui qualche anno prima, adolescente, aveva seguito quel corso dielettrotecnica che l'ingegnere aveva avviato per elevare il livello culturale di tanti giovanicanavesani. In procinto di recarsi in America, l'Ingegnere gli promise di prenderlo con sé, se nel frattempo avesse conseguito il diploma di fuochista. Ottenuto il brevetto di conduttore di caldaie, Burzio entrava nel 1896 a far parte della C.G.S., dopo pochi mesi fu messo a capo del gruppo di operai che lavorava alla costruzione di strumenti elettrici di misura. Nello spostamento della fabbrica da Ivrea a Milano, fu lui a gestire e sorvegliare il trasferimento dei macchinari, personale e attrezzature. Nel 1909 tornò ad Ivrea quale direttore tecnico dello stabilimento dove l'ing. Camillo aveva iniziato la fabbricazione delle macchine per scrivere.
[modifica]1930-1960: l'affermazione in Italia e all'estero
Nel 1940 comparve la prima addizionatrice Olivetti, seguita nel 1945 dalla Divisumma-14, la prima calcolatrice scrivente al mondo in grado di eseguire le quattro operazioni, inventata da Natale Capellaroche poi progetterà tutte le calcolatrici Olivetti. Fu negli anni 60 che l'azienda conobbe la massima espansione sui mercati mondiali, in aziende, banche e uffici postali italiani erano presenti una macchina contabile chiamata Audit ed una fatturatrice chiamata Mercator. Ma soprattutto nelle attività commerciali di ogni livello era solitamente presente la macchina da calcolo Divisumma 24. Quest'ultima venne prodotta in milioni di esemplari e venduta ad un prezzo pari a circa 10 volte il costo di produzione, assicurando enormi profitti all'azienda. Un progetto successivo Logos 27/1/2/3 (in codice MC27), fu la massima e ultima espressione della tecnologia meccanica applicata al calcolo (900 cicli al minuto), un progetto ambizioso volto al rilancio della meccanica ma che si rivelò molto costoso in termini economici. Non era in grado di reggere la competizione con le prime calcolatrici elettroniche prodotte da aziende giapponesi e tanto meno con un prodotto Olivetti che risulterà rivoluzionario, ilProgramma 101[1][2], primo personal computer, progettato da Pier Giorgio Perotto e presentato insieme alla Logos 27 alla fiera di New York del 1965. Nel grandioso stand allestito per la Logos, il P101 venne relegato in una saletta di fondo; appena i visitatori si accorsero della P101 l'allestimento e poi i piani di produzione dovettero essere riveduti da zero. Nei giorni seguenti il personale dello stand dovette improvvisare un servizio d'ordine per regolare l'afflusso di visitatori, qualcuno si chiedeva se ad azionare la macchina non fosse qualche grosso calcolatore nascosto. Il primo acquirente fu la rete televisiva NBC, 5 esemplari per computare i risultati elettorali da fornire ai propri telespettatori.
In quel periodo, l'elevata qualità dei prodotti meccanici era garantita dal sistema organizzativo adottato sulle catene di montaggio. Il manufatto, dalla prima fase di impostazione fino alla fase finale di imballo dopo molte ore di stagionatura per i prodotti elettrici, era seguito da due enti autonomi e in competizione tra loro, il primo definitomontaggio costituito da operai, operatore, caporeparto, segretaria e schedarista, era addetto all'assemblaggio del manufatto, il secondo, definito controllo, strutturato in modo identico, aveva il compito di controllare dopo un certo numero di fasi di lavorazione, se le tolleranze di accoppiamento dei cinematismi fino ad allora assemblati, regolati e lubrificati, rientravano nei valori di tolleranza previsti dalle norme di montaggio, nel caso una sola regolazione risultasse fuori tolleranza o mancasse la lubrificazione in un punto, la macchina veniva scartata e rispedita alla fase di lavorazione responsabile del difetto. Ogni macchina era accompagnata da una scheda in cui l'operaio apportava la firma nella casella relativa alla propria fase di lavorazione. Per macchine complesse, ad esempio la Tetractys-CR con carrello tabulatore, erano necessarie oltre trenta fasi di lavorazione, ciascuna con tempi di 5-8 minuti.
[modifica]Officine Meccaniche Olivetti
Negli stessi anni, nella nuova sede di 7300 metri quadrati coperti della filiale O.M.O.(Officine Meccaniche Olivetti), fondata nel 1926 e ubicata in località San Bernardo d'Ivrea(4 km da Ivrea), sono in produzione varie macchine utensili, fra queste, due fresatrici a controllo numerico, la Auctor e la Horizon (quest'ultima avente un peso di 17 tonnellate e un magazzino di 48 utensili), l'azienda è in concorrenza sul mercato mondiale. La Olivetti si consolida così a livello nazionale ed internazionale, e raggiunge il numero di 24.000 dipendenti.
[modifica]1960-1980: dall'elettronica all'informatica
Emblematica la dichiarazione di Vittorio Valletta (persona notoriamente legata aMediobanca) all'assemblea della Fiat del 30 aprile del 1964, "la società di Ivrea è strutturalmente solida, potrà superare senza grosse difficoltà il momento critico. Sul suo futuro pende però una minaccia, un neo da estirpare: l'essersi inserita nel settore elettronico, per il quale occorrono investimenti che nessuna azienda italiana può affrontare"[3].
Nell'aprile del 1975 alla fiera di Hannover vennero presentati due nuovi personal computer, ilP6040 e il P6060, il primo basato sul microprocessore intel 8080, il secondo, con CPU ancora in tecnologia TTL, disponeva di stampante grafica e Floppy disk incorporato, il marketing non ne intuì le potenzialità e i prodotti ebbero poco successo.
Nel 1978 Carlo De Benedetti assume la guida di Olivetti.
[modifica]Anni ottanta
[modifica]L'Olivetti Advanced Technology Center di Cupertino
Nel 1979 viene fondato a Cupertino negli Stati Uniti l'Olivetti Advanced Technology Center (ATC), posizionato a due isolati dalla sede della Apple, dove verranno progettati i chip LSI, la prima macchina da scrivere elettronica al mondo ET101 (in realtà progettata ad Ivrea, ma in quel periodo era di moda dire che il centro di ricerche era dislocato in California), il primo personal computer europeo Olivetti M20e successivamente l'M24, il computer che ha avuto un enorme successo in seguito alla partnership con AT&T.
[modifica]Il posizionamento internazionale negli anni ottanta
Ma è negli anni ottanta che Olivetti ritorna all'altezza della sua fama raggiungendo nuovamente il successo internazionale con diversi, validi prodotti. Fra questi vanno menzionati l'Olivetti M10 (1983), uno dei primi veri computer portatili, con alcuni programmi integrati e la capacità di collegarsi a computer remoti; l'Olivetti M20 (1983), che non riscosse il successo che si sarebbe meritato nonostante fosse dotato di un hardware di prim'ordine: non disponeva purtroppo di adeguato software applicativo. Di fatto, questa macchina avrebbe avuto le potenzialità di imporsi come standard mondiale se il marketing e i piani alti dirigenziali avessero compreso le enormi potenzialità applicative di questo prodotto; la storia prese un'altra piega, e lo standard se lo aggiudicò la IBM col suo PC, dotato del sistema operativo di Microsoft. Olivetti dovette adeguarsi mettendo in produzione, come fecero altre aziende, un computer clone del PC IBM, l'Olivetti M24 (1983) che, grazie agli accordi con l'americana AT&T, ebbe un successo di vendite notevolissimo, tanto che alla fine degli anni ottanta l'Olivetti divenne uno dei maggiori produttori di personal computer in Europa.[4][5] Le potenzialità innovative dell'azienda, grazie anche all'esperienza acquisita nella meccanica fine, le permisero di intraprendere, unica società in Europa, il progetto, lo sviluppo e la produzione di hard disk da installare sui propri personal computer. La società era inoltre fornitrice delle telescriventi per la NATO. Contemporaneamente alla produzione di personal computer, su un'altra linea di produzione denominata "Linea 3000" venivano assemblati i minicomputer, macchine più potenti, dotate del microprocessore Motorola 68000.
Ma a fronte di tutto ciò l'Olivetti viene via via smantellata nei fatti. Numerosissimi licenziamenti, la chiusura o il ridimensionamento di interi stabilimenti porteranno l'Olivetti ad una crisi irreversibile, che si ripercuoterà quasi mortalmente sulla città di Ivrea e sul Canavese. Il sogno industriale di Camillo e quello industriale e sociale di Adriano si infrangono contro una politica industriale sterile e sorda alle esigenze di quel territorio che si identificava con l'Olivetti.
L'Olivetti diventa una carta da giocare sul piano della finanza.
[modifica]1990-2005: ristrutturazione e caduta
Il 19 giugno 1990 Olivetti, insieme a Lehman Brothers, Cellular Communications International Inc.,Bell Atlantic International e Telia International, dà vita ad Omnitel Sistemi Radiocellulari S.p.A. con l’obiettivo di entrare nel mercato europeo della telefonìa mobile[6].
Tuttavia, negli anni novanta l'intensificarsi della competizione globale, la caduta dei prezzi e dei margini in tutta l'industria informatica mondiale, la debolezza del mercato europeo, e in particolare di quello italiano, spingono Olivetti a una lunga e onerosa ristrutturazione delle attività.
- l'Olivetti Personal Computers (OPC) di Scarmagno fu venduta alla Piedmont International nel 1997, passò quindi nelle mani della ICS (Gruppo Finmek) e nel successivo crac finanziario, nell'ultima incarnazione si chiamò Oliit, fallita nel 2004.
- l'Olivetti Solutions (3,4 miliardi $ di fatturato e 13.000 dipendenti) fu venduta grazie al brillante lavoro del suo A.D. Claudio Montagner alla multinazionale Wang Global nel 1998. In questo modo la Olivetti risana la situazione economico-finanziaria e ritrova la fiducia dei mercati finanziari internazionali. Il gruppo passò successivamente allaGetronics e dopo alterne vicende arrivò nel 2006 all'interno di Eunics.
Le partecipazioni in Omnitel ed Infostrada vengono alienate tra la fine degli anni novanta e i primi anni duemila.
[modifica]2005-oggi: la rinascita
Con una conferenza stampa del 29 giugno 2005 Telecom Italia ha annunciato di voler rilanciare Olivetti sul mercato dell'informatica, iniziando dal ripristino del marchio Olivetti, che era stato sostituito da Olivetti Tecnost. Con un investimento di 200 milioni di euro in 3 anni l'azienda intende lanciare una serie di nuovi prodotti per l'ufficio e per la casa nel campo delle stampanti a getto d'inchiostro e dei dispositivi multifunzione (che riuniscono in sé le funzioni dello scanner, della stampante, della fotocopiatrice e, in alcuni casi, del fax). Strategicamente molto importante, ai fini d'un riposizionamento nel mercato, sarà il lancio del tablet Olipad avvenuto nel marzo 2011. Il 20 aprile 2011 riapre in collaborazione col FAIlo storico negozio-museo in piazza San Marco a Venezia esponendo alcuni prodotti dell'azienda di Ivrea[8]
[modifica]Appendice, l'Olivetti a Crema
Dalla fine degli anni sessanta al 1992 l'Olivetti ha avuto un importante polo produttivo aCrema. Un polo che è arrivato a toccare quota 3150 addetti nel 1971 e che all'atto della chiusura nel 1992 contava ancora 700 dipendenti. L'Olivetti a Crema sbarcò alla fine degli anni sessanta acquisendo l'area industriale di via Mulini, dove si trovava la Serio-Everest, un'azienda fondata nel 1929 da sette fuoriusciti dalla Said di Milano, Società anonima italiana dattilografia. La Serio-Everest è stata la prima azienda al mondo a produrre unamacchina da scrivere con tastiera a 4 file di tasti invece che 3. Arrivò a contare 1.600 addetti e fu inglobata dall'Olivetti a partire dal 1967. Attorno all'azienda a Crema si formò un'area, abitazioni, centro ricreativo e aziende. Dopo la fine della storia dell'Olivetti l'area di via Bramante è stata recuperata grazie all'insediamento del Polo informatico dell'Università di Milano e di diverse aziende tecnologiche che hanno recuperato l'area. La storia di Serio-Everest e Olivetti a Crema è stata raccontata nel 2002 dalla pubblicazione "Dalla Everest all'Olivetti" edita dal Centro di ricerche Alfredo Galmozzi.
[modifica]Poli di ricerca e presenza nel mondo
Olivetti ha 5 poli di ricerca, in Italia e in Svizzera, 2 impianti produttivi e una presenza commerciale internazionale in 83 paesi nel mondo, per un totale di 1.260 dipendenti. Fra i più importati troviamo:
- Olivetti I-Jet S.p.a. situato ad Arnad (AO) si occupa della progettazione e sviluppo del sistema ink-jet di cui Olivetti è proprietaria unica in Europa insieme ad altre 4 aziende nel mondo, e dei sistemi MEMS.
- Olivetti Engineering SA situato in Svizzera, si occupa della progettazione hardware e software delle periferiche ink-jet Olivetti.
[modifica]Cultura
Nel periodo 1930-1960 Adriano Olivetti affiancava ad una gestione aziendale innovativa anche una cultura del prodotto che andava ben oltre la semplice estetica.
[modifica]Design
Nel 1935 venne realizzata la prima macchina per scrivere affiancando disegnatore e ingegneri, la Studio 42, con il contributo dell'ingegnere Ottavio Luzzati, del pittore Xanti Schawinsky e degli architetti Figini e Pollini.
Nel 1938 iniziò la stretta collaborazione con Marcello Nizzoliche vide la nascita di prodotti quali la Lexikon 80 (1948), la Divisumma 14 (1948), la Lettera 22 (1950), la Studio 44 (1952), la Divisumma 24 (1956), la Lettera 32 (1963).
Nel 1952 la Lettera 22 e la Lexikon 80 vennero incluse nella collezione permanente delMuseum of Modern Art di New York.
Nel 1958 entrò in Olivetti anche Ettore Sottsass, con la cui collaborazione vengono creati prodotti come l'Elea 9003 (1959), la Valentine (1969) e il computer M24 (1984).
Nel 1959 l'Istituto Tecnologico dell'Illinois riunì 100 designer e selezionò la Lettera 22 come il primo dei 100 migliori prodotti di design del periodo 1859-1959, nove anni dopo la sua creazione.
[modifica]Grafica pubblicitaria
Guidati dall'Ufficio Sviluppo e Pubblicità i prodotti vennero affiancati da una comunicazione grafica e d'impresa che rafforzò e spinse ulteriormente la cultura su cui Olivetti poneva le sue fondamenta.
I primi manifesti vennero realizzati da M. Dudovich, che lasciò però il campo a Giovanni Pintori che curò la grafica pubblicitaria e istituzionale nel periodo 1938-1968, al quale si affiancò più tardi Egidio Bonfante.
[modifica]Architettura
La fabbrica di Ivrea, uno dei più rinomati simboli aziendali, venne realizzata dagli architettiFigini e Pollini verso la metà del 1930.
Lo stabilimento di Pozzuoli, realizzato negli anni cinquanta da Luigi Cosenza, è un esempio di integrazione nel panorama naturale della costa napoletana. All'inaugurazione (1955) Adriano Olivetti affermò: "di fronte al golfo più singolare del mondo, questa fabbrica si è elevata, nell'idea dell'architetto, in rispetto della bellezza dei luoghi e affinché la bellezza fosse di conforto nel lavoro di ogni giorno. La fabbrica fu quindi concepita alla misura dell'uomo, perché questi trovasse nel suo ordinato posto di lavoro uno strumento di riscatto e non un congegno di sofferenza".
Eccezionale opera di immagine coordinata che ricordano le moderne installazioni Applesono stati i negozi Olivetti: a New York (1954), a Venezia (1958), a Parigi (1960), a Buenos Aires (1968), tutti realizzati da rinomati architetti.
Durante la sua storia, la Olivetti si avvalse, per la costruzione di stabilimenti, show-room, uffici e negozi, di famosi architetti e designer. Per gli edifici commerciali, si affidò per esempio a Carlo Scarpa che nel 1958 progettò il negozio a Venezia, Franco Albini e Franca Helg che nello stesso anno progettano il negozio Olivetti a Parigi, e nel 1961 Ignazio Gardella allestisce un negozio a Düsseldorf.
Anche gli edifici per ufficio rientrano nelle politiche di immagine della Olivetti. Annibale Fiocchi, Luca Capezio, Marcello Nizzoli e Gian Antonio Bernasconi sono autori tra il 1954 e il '56 del Palazzo degli Uffici di via Clerici a Milano. Per la Hispano-Olivetti, i BBPRcompletano nel 1964 un edificio a Barcellona; dove la costruzione sorge su di un lotto a trapezio e allude vagamente all'architettura di Antoni Gaudí. Nel 1972 Egon Eiermannprogetta gli uffici Olivetti di Francoforte.
La Olivetti dal 1954 inizia la costruzione degli stabilimenti in America latina, soprattutto in Argentina e Brasile, dove la progettazione è affidata a Marco Zanuso. La Olivetti negli anni a seguire continuerà la costruzione dei propri stabilimenti e impianti industriali in linea alla sua politica legata all'immagine dinamica e moderna dell'azienda, affidando gli incarichi di progettazione a nomi prestigiosi della cultura architettonica internazionale. Due esempi sono costituiti dal Centro tecnico Olivetti di Yokohama e dall'ampliamento del Centro di formazione di Haslemere, nel Surrey. Il Centro a Yokohama è progettato da Kenzo Tange e dal gruppo "Urtec" ed fu realizzato tra 1969 e 1972. Il progetto dell'impianto di Haslemere è invece affidato a James Stirling che portò a termine la costruzione nel 1973. Nomi di prestigio figurano tra quelli chiamati dalla Olivetti alla progettazione di stabilimenti, tra cui figurano anche Le Corbusier e Louis I. Kahn. Le Corbusier progettò tra il 1961-'62 lo stabilimento di Rho alle porte di Milano, che non verrà mai realizzato. Louis Kahn invece tra il 1967-'70 progetta lo stabilimento di Harrisburg in Pennsylvania che al contrario verrà realizzato, e rappresenta molto chiaramente l'intreccio tra la cultura tecnica nata nella fabbrica e la cultura architettonica coeva.
Dal 2001 è possibile visitare il Museo a Cielo Aperto dell'Architettura Moderna di Ivrea seguendo un percorso pedonale attraverso un eccezionale patrimonio architettonico ed urbanistico.
[modifica]Prodotti
[modifica]Tablet
- Olivetti Olipad 100
[modifica]Netbook
- Olivetti Olibook M1030
- Olivetti Olibook M1025
- Olivetti Olibook M1020
- Olivetti Olibook NET100
- Olivetti Olibook NET90
[modifica]Notebook
- Olivetti Olibook S1300
- Olivetti Olibook S1350
- Olivetti Olibook P1500
- Olivetti Olibook N1317
- Olivetti Olibook N1102
- Olivetti Olibook N1106
- Olivetti Olibook N12728
- Olivetti Olibook TN121
[modifica]PC
[modifica]Monitor
[modifica]Server
- Olivetti OMAX 4000
- Olivetti OLUX WS
- Olivetti OXON
- Olivetti OMAX 2000
- Olivetti AD 400R
- Olivetti AD 200R
[modifica]Stampanti
- Olivetti Any way simple
- Olivetti Any way bluetooth
- Olivetti Any way wifi
- Olivetti Any way photo
- Olivetti Any way photo wireless
- Olivetti Any way photo fax
- Olivetti My way
- Olivetti Simple way
- Olivetti Simple way bluetooth
- Olivetti Simple way wifi
- Olivetti Linea Office
[modifica]Prodotti storici
[modifica]Calcolatrici[9][10]
Nome | Immagine | Inizio commercializz. | Fine commercializz. | Meccaniche di | Disegnata da | Note |
---|---|---|---|---|---|---|
Summa MC 4 | 1940 | Riccardo Levi[11] | Marcello Nizzoli[11] | Elettromeccanica. Addizioni e sottrazioni. | ||
Multisumma MC 4 | 1941 | Riccardo Levi[11] | Marcello Nizzoli[11] | Elettromeccanica. Addizioni, sottrazioni e moltiplicazioni. | ||
Simplisumma MC3 | 1942 | Riccardo Levi[11] | Marcello Nizzoli[11] | Manuale a manovella. Addizioni e sottrazioni, senza risultati negativi | ||
Velosumma MC3 | 1942 | Riccardo Levi[11] | Marcello Nizzoli[11] | Manuale a manovella. | ||
Elettrosumma 14 | 1946 | Natale Capellaro | Marcello Nizzoli | Elettromeccanica. Addizioni e sottrazioni | ||
Multisumma 14 | 1947 | Natale Capellaro | Marcello Nizzoli | Elettromeccanica. Addizioni, sottrazioni e moltiplicazioni. | ||
Divsumma 14 | 1948 | Natale Capellaro | Marcello Nizzoli | Elettromeccanica. È la prima calcolatrice al mondo in grado di effettuare le quattro operazioni e di stampare. | ||
Summa 15 | 1949 | Natale Capellaro | Marcello Nizzoli eGiuseppe Beccio | Manuale a manovella | ||
MC-24 | 1956 | primi anni 70 | Natale Capellaro | Marcello Nizzoli | La serie comprende Divsumma 24, Multisumma 24, Tetractys e Elettrosumma 24. Nella foto una Divisumma GT 24 | |
Elettrosumma 22 | 1957 | Natale Capellaro | Marcello Nizzoli | Elettromeccanica | ||
Summaprima 20 Summa Quanta 20 | 1960 | Natale Capellaro | Marcello Nizzoli | Summaprima manuale, Summaquanta elettrica. Carrozzeria di plastica Foto di una Summaprima | ||
Logos 27 | 1965 | Terenzio Gassino | Ettore Sottsass | Sulla destra nella foto. 27-1 ad un tolalizzatore, 27-2 a due | ||
Divisumma 26 Divisumma 26 GT | 1967 | Terenzio Gassino | Ettore Sottsass | |||
Logos 328 | 1968 | Prima calcolatrice elettronica. In pratica una P101senza il programma | ||||
Summa 19 | 1969 | Ettore Sottsass eHans von Klier | Elettromeccanica. Premio Compasso d’Oro nel 1970 | |||
Logos 250 | 1970 | |||||
Logos 270 | 1970 | |||||
Logos 55 | 1973 | Mario Bellini | ||||
Logos 58 | 1973 | Mario Bellini | ||||
Logos 59 | 1973 | |||||
Logos 240 | 1973 |
[modifica]Computer
Nome | immagine | Anno | Tipo | Processore | Note |
---|---|---|---|---|---|
Elea | 1957 | Mainframe | A transistor | Interamente a transistor. L' Elea 9003 (foto) è il primo modello commercializzato | |
P101 (Programma 101) | 1962 | Personal computer? | A transistor | Progettato daPier Giorgio Perotto | |
P203 | 1967 | Personal computer? | A transistor | P101 con Editor 2. Per applicazioni commerciali | |
P602 | 1971 | Microcomputer | A circuiti integrati | Per applicazioni tecnico-scientifiche | |
P603 | 1972 ? | Microcomputer | A circuiti integrati | P602 con Editor 4. Per applicazioni commerciali | |
P652 | 1973 | Microcomputer | Per applicazioni tecnico-scientifiche | ||
P6060 | 1975 | Personal computer | 2 schede (PUCE1/PUCE2) Realizzate con IC famiglia TTL | Progettato da Pier Giorgio Perotto | |
P6040 | 1977 | Personal computer | Intel 8080 | Progettato da Pier Giorgio Perotto | |
M20 | 1982 | Personal computer | Zilog Z8001 4 MHz | ||
M10 | 1983 | Laptop | Intel 80C852.4MHz | primo laptop Prodotto daKyocera, venduto modificato anche come:
Radio Shack (modello 100) e NEC (PC-8201)
| |
M24 | 1983 | Personal computer | Intel 8086 8MHz | PC IBM compatibile | |
M30 | 1983 | Minicomputer | Zilog Z8001 | Linea L1. Sistema operativo COSMOS IV (MOS) | |
M40 | 1983 | Minicomputer | Zilog Z8001 | Linea L1. Sistema operativo COSMOS IV (MOS) | |
M44 | 1983 | Minicomputer | Zilog Z8001 | Linea L1 | |
M60 | 1984 | Minicomputer | Zilog Z8001 | Linea L1. Sistema operativo COSMOS IV (MOS) | |
M21 | 1984 | Computer portatile | Intel 8086 8MHz | Versione trasportabile dell'M24 con monitor integrato | |
M19 | 1986 | Personal computer | AMD 80884,77MHz | Modello di fascia economica | |
M28 | 1986 | Personal computer | Intel 802868MHz | ||
M70 | 1986 | Minicomputer | Zilog Z8001 | Linea L1. Sistema operativo COSMOS IV (MOS) | |
Prodest PC128 | 1986 | Home Computer | Motorola 6809e1MHz | E' un Thomson MO5 rimarchiato | |
Prodest PC128S | 1987 | Home Computer | MOS 65122MHz | Venduto come Acorn Business Computer nel resto d'Europa | |
Prodest PC1 | 1988 | Home Computer | NEC V40 4.77-8MHz | ||
Olivetti M200 | 1988 | Personal computer | NEC V40 8MHz | ||
Olivetti M240 | 1988 | Personal computer | Intel 8086 8MHz | ||
Olivetti M290 | 1988 | Personal computer | Intel 80286dx12MHz | ||
Olivetti M380 | 1988 | Personal Computer | Siemens 80186? | Modello 380/C | |
1988 | Intel 80386dx20MHz | Modello XP1 e XP5 | |||
1989 | Intel 80386dx25MHz | Modello XP7 (tower) | |||
1990 | Intel 80386sx33MHz | Modello XP9 (tower) Sist.op SCO Xenix | |||
PCS 86 | 1989 | Personal computer | NEC V3010MHz | ||
PCS 286 | 1989 | Personal computer | Intel 8028612,5MHz | ||
M111 | 1989 | laptop | NEC V30 10Mhz | Sistema operativo DOS 3.30 | |
M211V | 1989 | Laptop | Intel 80286 | Sistema operativo Windows 3.0 | |
M250 | 1989 | Personal computer | Intel 802868MHz | Il modello 250-E aveva clock a 12MHz | |
P800 | 1990 | Personal computer | Intel 80486dx25MHz | Tower. Olivetti MS-DOS 5.00, MS Windows 3.1 | |
Olivetti M300 | 1990 | Personal computer | Intel 80386sx20MHz | Modello M300-04 | |
Intel 8048625/50MHz | Modello M300-28 | ||||
Olivetti M316 | 1991 | Laptop | Intel 80386sx16MHz | ||
Quaderno | 1992 | Netbook | NEC V30HL 16MHz | precursore deinetbook[12] | |
Philos | 1993 ? | Laptop | Foto di un color 44 | ||
M480 | 1993 | Personal computer | Intel 80486sx20MHz | Modello M480-10 | |
Intel 80486sx33MHz | M480-20 | ||||
Intel 80486dx33MHz | M480-40/60 | ||||
Echos | 1994 | Laptop | Intel Pentium I 75MHz Socket 5 | Modello P75 | |
Modulo M4 | 1995 | Personal computer | Intel 80486 sx 25MHz | Modello M4-M40 | |
1995 | Pentium 75MHz | Modello M4-P75 | |||
1996 | Intel Pentium-S 75MHz | Modello M4-P75S | |||
1996 | Intel Pentium100MHz | Modello M4-P100 | |||
M8500 | 2000? | Personal computer | Intel Pentium III500MHz | DT desktop, MT minitower |
[modifica]Macchine per scrivere
[modifica]Meccaniche
Nome | Immagine | Inizio commercializz. | Fine commercializz. | Tipologia macchina | Disegnata da | Colore/i | Note |
---|---|---|---|---|---|---|---|
M1 | 1911[13] | 1920[13] | Standard | Camillo Olivetti | Nero | ||
M20 | 1920[13] | 1930[14] | Standard | Camillo Olivetti | Nero | La foto riporta il modello senza tabulatore | |
M40 | 1930[14] | Standard | Camillo Olivetti | Nero | Esistono tre differenti serie | ||
M40KR | Standard | Camillo Olivetti | Nero | Versione militare della M40 | |||
MP1 (Ico) | 1932[14] | 1950 | Portatile | Aldo Magnelli | rosso, blu, azzurro, marrone, verde, grigio e avorio[14] | Prima macchina portatile della Olivetti | |
Studio 42 | 1935[14] | Semi-standard | O. Luzzati Figini e Pollini Xanti Schawinsky | rosso, blu, azzurro, marrone, verde, grigio e avorio[14] | Chiamata anche MP2 o M42 | ||
Lexicon 80 | 1948 | Standard | Marcello Nizzoli Giuseppe Beccio | Chiamata anche M80 | |||
Lettera 22 | 1950[14] | Portatile | Marcello Nizzoli Giuseppe Beccio | Sostituisce la MP1. Esposta alMoMA di New York | |||
Studio 44 | 1952 | Semi-standard | Marcello Nizzoli Giuseppe Beccio | Beige e azzurro | |||
Diaspron 82 | 1959 | Marcello Nizzoli | |||||
Lettera 32 | (1963)[14] | Portatile | Marcello Nizzoli Adriano Menicali | ||||
Lettera DL | (1965)[14] | Portatile | Dove DL sta per "De luxe" | ||||
Dora | (1965)[14] | E. Sottsass jr. | |||||
Studio 45 | 1967 | Semi-standard | E. Sottsass jr. | ||||
Valentine | (1969)[14] | Portatile | E. Sottsass jr. | Rossa (più raramente:bianca, blu e verde) | Conosciuta anche come la "rossa portatile", esposta alMoMA di New York | ||
Lettera 35 Lettera 25 | 1974[14] | Mario Bellini | |||||
Studio 46 | 1974 | Semi-standard | Mario Bellini | Prodotta in spagna. Esistono un modello in plastica, uno in metallo ed la studio 46 hispano[15] | |||
Lettera 10 Lettera 12 | 1979[14] | Portatile | Mario Bellini | ||||
Lettera 40/41/42 Lettera 50/51/52 | 1980[14] | Portatile | Mario Bellini |
[modifica]Elettriche
- Lettera 36 e Lettera 38 (1970)[14] portatili
- Lexikon 82 (1975)[14] portatile, disegnata da Mario Bellini
- Praxis 48 (1965)[16]
- Olivetti Editor 2 (1968)[16]
- Olivetti Teckne 3 (1964)[16]
- Olivetti Editor 3 (1970)[16]
- Olivetti Editor 4 (1969)[16]
- Olivetti S-14, Olivetti S-24 - word processor Editor 4 - con CPU P101
- Olivetti Lexikon 90 (1975)[16]-Olivetti Lexikon 92-
- Olivetti Lexikon 93-Olivetti Lexikon 94
[modifica]Elettroniche
- Olivetti ET 101 (1978)[14]
- Olivetti ET 110
- Olivetti ET 115
- Olivetti ET 221
- Olivetti ET 225
- Olivetti ET 2500
- Praxis 30 e 35 Praxis (1980)[14] portatile
- Olivetti ET Personal 540
- Olivetti ETP 55 (1987)[14] portatile, disegnata da Alessandro Chiarato e Mario Bellini
[modifica]Videoscrittura
[modifica]Stampanti
- Olivetti Artjet10
- Olivetti Artjet12
- Olivetti DM95
- Olivetti DM96
- Olivetti DM109
- Olivetti DM124
- Olivetti DM124L
- Olivetti DM250
- Olivetti DM280
- Olivetti DM282
- Olivetti DM285
- Olivetti DM290
- Olivetti DM292
- Olivetti DM295
- Olivetti DM309
- Olivetti DM324L
- Olivetti DM324S
- Olivetti DM400
- Olivetti DM424S
- Olivetti DM580
- Olivetti DM590
- Olivetti DM600
- Olivetti DM600S
- Olivetti DM624
- Olivetti PR2
- Olivetti PR2E
- Olivetti PR15
- Olivetti PR17
- Olivetti PR19
- Olivetti PR1350
- Olivetti PR1370
[modifica]Curiosità
- A metà degli anni novanta viene presentato Envision, una sorta di Media center ante litteram.
- Nel 2007 la stampante fotografica portatile My Way di Olivetti vince il premio IDEA(International Design Excellence Awards).
- Nell'anno 2008 Olivetti festeggia il centenario della sua fondazione, avvenuta nel 1908.
- Il firmware delle nuove stampanti Olivetti quali Any way, Simple way e My way denominato Hercule è stato creato con il linguaggio di programmazione dinamicoLua.ercule
- Nel mercato delle stampanti specializzate per il settore bancario la quota dell'Olivetti nel mondo è superiore al 70%, con un parco installato di oltre 1,6 milioni di macchine.
- Dal 1985 al 1987 Olivetti è stato lo sponsor principale della Brabham in Formula 1.
- Il giornalista e scrittore Tiziano Terzani ha lavorato all'Olivetti
[modifica]Note
- ^ http://www.devidts.com/be-calc/desk_09867.html
- ^ http://www.silab.it/frox/p101/
- ^ http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=312
- ^ [1]
- ^ [2]
- ^ storiaolivetti.it
- ^ referenceforbusiness.com
- ^ [3]
- ^ http://www.paolo.tedeschi.it/collezioni/olivetti/mdc/Olivetti_mdc.htm Collezione Paolo Tedeschi
- ^ http://www.storiaolivetti.it/percorso.asp?idPercorso=631 Storia Olivetti, calcolatrici meccaniche
- ^ a b c d e f g h Silmo, 2008, op. cit.
- ^ http://www.flickr.com/photos/tecnoetica/sets/72157604820926152/show/ Immagini dell'Olivetti Quaderno
- ^ a b c http://typewriter.be/olivettim20.htm
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s http://www.storiaolivetti.it/percorso.asp?idPercorso=598
- ^ http://www.espositoluigi.it/index.php?option=com_content&view=article&id=15&Itemid=8
- ^ a b c d e f http://www.pu-casagrande.it/pg009.html
[modifica]Bibliografia
- Mauro Chiabrando, Stile Olivetti, "Charta", Padova, n. 95, 2008, pp. 72–77.
- Centro Galmozzi, Dall'Everest all'Olivetti, "Centro Galmozzi", Crema, 2005, (http://www.centrogalmozzi.it/sitoweb/022everestolivetti.htm)
- http://www.storiaolivetti.it/percorso.asp?idPercorso=637
- Giuseppe Silmo, M.D.C. Macchine da calcolo meccaniche, Olivetti e non solo; Natale Capellaro - Il genio della meccanica (in italiano), Ivrea, Tecnologicamente Storie, 2008, 199+XVI. ISBN 88-901991-5-6
[modifica]Voci correlate
- Bal language, un vecchio linguaggio di programmazione Olivetti
- Natale Capellaro
- Pier Giorgio Perotto
[modifica]Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene file multimediali su Olivetti
[modifica]Collegamenti esterni
- Olivetti, sito ufficiale.
- Storia dell'Olivetti, sito ufficiale, fra cui la storia del design.
- Laboratorio-Museo Tecnologic@mente di IVREA
- Associazione Archivio Storico Olivetti.
- Un'analisi degli errori strategici dell'azienda
- Sito internet del Polo Tecnologico Olivetti Engineering SA situato in Svizzera
- Pagina Olivetti in un sito sull'architettura
|
Nessun commento:
Posta un commento