29 agosto 2011

Mario MONICELLI


Mario Monicelli - colui che meglio ha interpretato lo stile ed i contenuti della " commedia all´ italiana" .


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Mario Monicelli nel 2007

Premio Leone d'Oro 1959
Mario Monicelli (Viareggio16 maggio 1915 – Roma29 novembre 2010) è stato un registasceneggiatore e attoreitaliano tra i principali esponenti della commedia all'italianainsieme a Dino Risi e Luigi Comencini. Fu candidato quattro volte al Premio Oscar.

Indice

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[modifica]Biografia

[modifica]Le origini


Monicelli alla macchina da presa
Mario Monicelli nasce il 16 maggio 1915 aViareggio, anche se la sua famiglia è originaria diOstiglia.[1] Il critico cinematografico Stefano Della Casa, nel suo volume dedicato al restauro di uno dei capolavori del regista toscano (L'armata Brancaleone - Quando la commedia riscrive la storia, edito da Lindau nel 2006), mette in dubbio le origini viareggine del regista, arrivando a sostenere che in realtà Mario Monicelli sia nato aRoma, nel quartiere Prati. Suo padre Tomaso era giornalista, e fu direttore del Resto del Carlino e dell'Avanti!; fu anche critico teatrale e drammaturgo.[2] Suo fratello Giorgio è stato traduttore e editore. Inoltre, Monicelli era imparentato con la famiglia Mondadori (la sorella del padre era moglie di Arnoldo Mondadori); Monicelli racconta che fu amico per molti anni di Alberto e Giorgio Mondadori.[2]
Monicelli passa parte della sua infanzia a Roma, dove frequenta le scuole elementari.[2] Torna a Viareggio dove frequenta le medie, il ginnasio e due anni di liceo; si trasferisce quindi a Milano dove finisce la terza liceo ed inizia gli studi universitari.[1] A Milano Monicelli frequenta Riccardo Freda,Remo CantoniAlberto Lattuada, Alberto Mondadori e Vittorio Sereni; insieme fondarono, con l'appoggio dell'editore Mondadori, il giornale "Camminare", in cui Monicelli si occupava di critica cinematografica.[3] Monicelli racconta che nelle sue critiche si accaniva molto sui film italiani, piuttosto che esaltare i film americani e francesi che amava molto; egli ha affermato che forse lo faceva per un velato antifascismo.[4] "Camminare" non durò molto poiché il ministero della Cultura Popolare lo soppresse perché considerato di sinistra.[5]
Frequenta la trattoria Fratelli Menghi punto d’incontro per pittori, poeti, ma soprattutto giovani registi e sceneggiatori come, Ugo PirroFranco Solinas e Giuseppe De Santis.
Da Milano ritorna a Viareggio e finisce gli studi universitari - nella facoltà di Lettere e filosofia - a Pisa.[1] Interessato al cinema, Monicelli rimandò continuamente il momento di laurearsi fino alla chiamata alle armi, appena dopo la quale fu laureato poiché come lo stesso Monicelli afferma "bastava presentarsi alla laurea vestiti da militari e non occorreva né tesi né altro [...] Così è stata la mia laurea, non so nemmeno se è valida".[3]
Nel 1934, Monicelli gira il suo "primo esperimento cinematografico", ovvero il cortometraggio Cuore rivelatore, ispirato all'omonima opera di Edgar Allan Poe.[1] Lo gira insieme ad Alberto Mondadori ed Alberto Lattuda, con quest'ultimo in ruolo di scenografo poiché allora studente di architettura.[5] I tre lo inviarono ai Littoriali sperando invano che venisse poi proiettato nei Cineguf; il film venne bollato come esempio di "cinema paranoico". L'anno seguente Monicelli gira il suo primo lungometraggioI ragazzi della via Paal.[1] Il film fu inviato a Venezia alla Mostra per i film a passo ridotto, parallela allaMostra Internazionale d'Arte CinematograficaI ragazzi della via Paal fece guadagnare ai suoi realizzatori il primo premio e l'opportunità di lavorare nella produzione di un film professionale.[6]Monicelli quindi poté saltare le varie fasi di formazione professionale e fu inviato a lavorare come "ciacchista" nella produzione del film di Gustav Machatý "Ballerine", che si svolse a Tirrenia.
Si accosta al mondo del cinema grazie all'amicizia con Giacomo Forzano, figlio del commediografoGiovacchino Forzano, fondatore a Tirrenia di moderni studios cinematografici sotto il nome diPisorno, curiosa fusione dei nomi delle due città, eterne rivali, Pisa e Livorno, che Mussoliniprogettava di compiere. In questi anni, in Monicelli si va delineando quel particolare spirito toscano che sarà determinante per la poetica cinematografica delle commedia del regista (molti scherzi della trilogia di Amici miei sono episodi che fanno realmente parte della sua giovinezza).
Subito dopo Ballerine, Monicelli trovò lavoro sempre come assistente nel film di Augusto Genina"Squadrone bianco".[7] In seguito svolgerà il medesimo ruolo di assistente in vari film, tra cui "I fratelli Castiglioni" di Corrado D'Errico; durante la produzione de I fratelli Castiglioni conosce Giacomo Gentilomo, con cui gira due film, "La granduchessa si diverte" e "Cortocircuito", nei quali svolge ufficialmente per la prima volta l'incarico di aiuto-regista ed anche di co-sceneggiatore.[8]
Sotto uno pseudonimo, Michele Badiek[9], dirige nel 1937 il film amatoriale Pioggia d'estate.[1]Monicelli ha il ruolo di regista, sceneggiatore e soggettista; il film vide la partecipazione di Ermete Zacconi e parte della sua famiglia, dell'apporto di molti amici e di molti concittadini.[10] Egli afferma che questa esperienza fu importante per la sua formazione poiché imparò a "scrivere per il cinema, a girare, a trattare con gli attori [...] E, soprattutto, a constatare, quando poi lo rivedevo in proiezione, che quello che mettevo in scena ogni giorno non corrispondeva se non in minimissima parte alle mie aspettative".[10]
Nel libro dedicato a Mario Monicelli dalla fondazione Pesaro Nuovo Cinema Onlus, si afferma nella biografia del regista che dopo la laurea conseguita a Pisa nel 1941, Monicelli viene inviato l'anno seguente a Napoli per essere imbarcato per l'Africa; Monicelli riesce però a rimandare l'imbarco finché l'8 settembre non getta l'uniforme e scappa a Roma, dove rimane nascosto.[11] Nell'opera semi-autobiografica "L'arte della commedia", Monicelli racconta che rimase nell'esercito arruolato nella cavalleria dal 1940 al 1943 cercando di evitare il trasferimento, temendo di essere inviato prima in Russia poi in Africa, finché l'esercito non si disfece; a quel punto scappò a Roma.[12] Rimane nascosto nella Capitale fino all'estate del 1944.[11]

[modifica]L'esordio ufficiale: il lavoro in proprio e i successi


Da sinistra, Alberto SordiLuigi PetroselliCamillo Milli,Paolo Stoppa e Mario Monicelli, al primo ciak de Il marchese del Grillo in Campidoglio
Nel 1945 Monicelli è aiuto-regista nel primo film di Pietro Germi.[13] In L'arte della commedia, Monicelli racconta che tra lui e Germi si instaurò un profondo legame; egli afferma: "Credo di essere stato uno dei pochissimi amici con cui aveva davvero confidenza".[14] Ad esempio di questo legame Monicelli racconta di due episodi. Quando Germi entrò in un periodo di crisi dopo la morte della moglie, egli chiamò Monicelli per dirigere il film che stava preparando (Signore & signori, del 1966) dicendogli che lui non poteva più dirigerlo; a Monicelli piacque molto il film, ma comunque si rifiutò e incoraggiò Germi a fare il suo film. L'altro esempio è quando Germi, impossibilitato a fare Amici miei per problemi di salute, chiamò Monicelli per dirigerlo.
Nel 1946 Monicelli fu scelto, insieme a Steno, da Riccardo Freda per realizzare la sceneggiatura diAquila nera.[12] Il film ebbe molto successo e la coppia Monicelli-Steno fu chiamata per scrivere alcune gag e battute per il film "Come persi la guerra", di Carlo Borghesio; da quel film, Monicelli e Steno formarono una coppia di sceneggiatori.[15] La collaborazione con Steno, che durerà fino al periodo tra 1952 e 1953, produrrà alcune delle commedie più interessanti del dopoguerra; tra queste vi è Guardie e ladri, film del 1951 con Totò premiato al Festival di Cannes con il premio alla miglior sceneggiatura.[11] In L'arte della commedia, Monicelli afferma che il sodalizio tra i due si interruppe esattamente durante la realizzazione dei film Le infedeli e Totò e le donne.[16] Entrambi i film dovevano essere sceneggiati e girati a quattro mani da Steno e Monicelli, ma in realtà quest'ultimo si occupò solamente de Le infedeli poiché, come racconta, si era stancato di fare solo film comici; Steno si occupò invece di Totò e le donne. Tutto questo avvenne senza che i produttori lo venissero a sapere perché altrimenti, racconta Monicelli, non avrebbero dato fiducia alla coppia di registi.
Nel 1957 Monicelli vince il premio al miglior regista del Festival di Berlino con Padri e figli.[17]
Il film considerato lo "spartiacque" nella carriera di Monicelli è I soliti ignoti, del 1958, il quale segna l'avvio verso la cosiddetta "commedia all'italiana".[11] L'anno dopo è la volta di La grande guerra, che vince un Leone d'oro ad ex aequo con Il generale Della Rovere di Roberto Rossellini ed ottiene una nomination all'Oscar al miglior film straniero.[11] Nel 1963 Monicelli è autore del film I compagni, il quale varrà la seconda nomination ad un premio Oscar, quello alla migliore sceneggiatura originale.[11] I soliti ignotiLa grande guerra ed I compagni sono tra i capolavori del regista viareggino.[11]
I soliti ignoti, del quale Monicelli è anche co-sceneggiatore (insieme ad altri tre straordinari sceneggiatori italiani dell'epoca: Age, Scarpelli e Suso Cecchi D'Amico), rovescia per la prima volta la dialettica di Guardie e ladri con la quale lo stesso Monicelli (insieme a Steno che lo affiancò alla regia) aveva impostato fin dal 1951 la rappresentazione del rapporto tra autorità e libertà, tra giustizia togata e semplice sopravvivenza delle classi più umili. Quattro anni dopo, Monicelli inverte i ruoli: inTotò e Carolina (1955) lo straordinario attore napoletano non è più un ladruncolo ma un carabiniere, e la censura dell'epoca non prende affatto bene l'ironia intorno alle forze dell'ordine: il film subisce pesanti e talvolta inspiegabili tagli, e benché in tempi recenti ne sia stata restaurata la copia originale, continua a essere trasmesso nella versione "epurata" e inquinata da un demenziale titolo di testa imposto dalla censura di allora, francamente insultante anche solo nei confronti del livello attoriale di Totò. Così con I soliti ignoti Monicelli abbandona la dialettica antagonista tra tutori e trasgressori della legge, rappresentando esclusivamente il lato mite, confusionario e frustrato di un manipolo di aspiranti ladri votati all'insuccesso. La grande guerra, lontano dagli stereotipi classici della commedia, svaria notevolmente da un estremo all'altro del registro tragicomico affrontando un argomento doloroso e complesso come la tragedia della Prima guerra mondiale, ed è impreziosito dalle memorabili interpretazioni di Alberto Sordi e Vittorio GassmanI compagni, film sulla storia del sindacalismo e, ancor prima, sulla fratellanza tra operai delle fabbriche, è poco noto al grande pubblico ma molto apprezzato dalla critica (con Marcello Mastroianni, Renato Salvatori e Annie Girardot).
Negli anni sessanta Monicelli si dedica anche a film a episodi: Boccaccio '70 del 1962Alta infedeltàdel 1964 e Capriccio all'italiana del 1968 (anche se l'episodio da lui diretto in Boccaccio '70 fu tagliato dal produttore Carlo Ponti, scatenando la protesta dei registi italiani che decisero quasi tutti di boicottare il Festival di Cannes del 1962, che avrebbe dovuto essere inaugurato appunto da questo film).[18]
Ne L'armata Brancaleone (1966) e, con minor efficacia, nel seguito intitolato Brancaleone alle crociate (1969), Monicelli mette in scena un singolare Medioevo tragicomico, costellato dall'uso di un'inedita lingua maccheronica divenuta memorabile nel cinema italiano. Il film del 1966 viene anche selezionato per il festival di Cannes.[17]
Nel 1973 il film Vogliamo i colonnelli è selezionato per il festival di Cannes.[17]
Tra gli altri film di rilievo occorre ricordare La ragazza con la pistola, terza nomination all'Oscar(1968), Romanzo popolare (1974) e i primi due capitoli della trilogia di Amici miei (19751982) - quello conclusivo (1985) verrà infatti diretto da Nanni Loy.
Caro Michele vale per Monicelli l'Orso d'argento al festival di Berlino nel 1976.[17]
Il film successivo, girato nel pieno degli anni di piombo, ne esprime il dramma ispirandosi a un'opera dello scrittore Vincenzo CeramiUn borghese piccolo piccolo (1977) è un'opera interamente e profondamente drammatica, estranea alle suggestioni tragicomiche delle opere precedenti e successive (Il marchese del Grillo1981, che pure si avvale di un'ottima interpretazione dello stesso Sordi). Entrambi i film sono selezionate al concorso del Festival di Cannes e la sua regia nel Il marchese del Grillo gli fa vincere l'Orso d'argento al festival di Berlino del 1982.[17]
Negli anni ottanta e novanta, lo sguardo del regista cambia ancora: dal maschilismo di Amici miei si passa all'esaltazione della donna contenuta nell'opera Speriamo che sia femmina (1985), mentre il successivo Parenti serpenti (1991) presenta nuovamente una caustica rappresentazione del modello familiare attraverso la problematicità dei rapporti tra generazioni, culminante in un finale addirittura scioccante. Con Speriamo che sia femmina, Monicelli torna a ricevere ampi consensi di critica e pubblico.[17]
Negli anni '80 Monicelli si dedica anche al teatro, sia in prosa che lirico, con alcune felici produzioni.[17] Per la televisione produce il cortometraggio Conoscete veramente Mangiafoco? (1981), con Vittorio Gassman, La moglie ingenua e il marito malato (1989) e Come quando fuori piove(2000)[17], mentre come documentario Un amico magico: il maestro Nino Rota (1999) e vari collettivi.
Mario Monicelli si è anche occasionalmente prestato a qualche cameo attoriale (L'allegro marciapiede dei delitti1979Sotto il sole della Toscana2003SoloMetro2007), dando anche la voce al nonno di Leonardo Pieraccioni nel Ciclone (1996).

Mario Monicelli
È da considerarsi senza dubbio il regista che meglio di tutti ha interpretato lo stile e i contenuti del genere dellaCommedia all'italiana. Il suo attore di riferimento è stato Alberto Sordi, da lui trasformato in attore drammatico inLa grande guerra e Un borghese piccolo piccolo, ma ha anche avuto il merito di scoprire le grandi capacità comiche di due attori nati artisticamente come drammatici[19]: Vittorio Gassman nei Soliti ignoti e Monica Vitti nella Ragazza con la pistola. Il sorriso amaro che accompagna sempre le vicende narrate, l'ironia con cui ama tratteggiare le storie di simpatici perdenti, caratterizzano da sempre la sua opera. Forse non è un caso che molti critici considerino I soliti ignoti il primo vero film della commedia all'italiana, e Un borghese piccolo piccolo l'opera che, con la sua drammaticità, chiude idealmente questo genere cinematografico.
Con l'avanzare dell'età la sua attività è gradualmente diminuita ma non si è mai fermata, grazie ad una forma fisica e mentale sempre buona. A dimostrazione di questo, a 91 anni è tornato al cinema con un nuovo film,Le rose del deserto (2006). In occasione della sua uscita ha confidato, in un'intervista a Gigi Marzullo, di non aver alcuna paura della morte, ma di temere moltissimo il momento in cui smetterà di lavorare, perché si annoierebbe moltissimo.
In un'intervista del 2008 ha dichiarato di aver abbandonato definitivamente l'attività registica con il cortometraggio documentaristico Vicino al Colosseo... c'è Monti. Nonostante ciò nel 2010 realizza La nuova armata Brancaleone, un cortometraggio di protesta contro i tagli alla cultura e all'istruzione di questo governo, con la collaborazione del compositore Stefano Lentini, di Mimmo Calopresti in veste di sceneggiatore e di Renzo Rossellini come produttore. Il corto è stato presentato durante l'Open Day alla scuola Cine Tv Rossellini di Roma il 3 giugno 2010, dove sono stati presenti diversi giornalisti e politici oltre ai professori e ai ragazzi, vi ha partecipato anche Mario Monicelli. Nello stesso anno ha inoltre preso parte alla realizzazione del cortometraggio L'ultima zingarata, omaggio al suo Amici miei, in cui reinterpreta il ruolo del professor Sassaroli.

[modifica]Vita privata

Tra gli avvenimenti che hanno segnato di più la sua vita c'è senz'altro il suicidio del padre, Tomaso Monicelli noto giornalista e scrittore antifascista, avvenuto nel 1946. A tal riguardo ha detto[20]:
« Ho capito il suo gesto. Era stato tagliato fuori ingiustamente dal suo lavoro, anche a guerra finita, e sentiva di non avere più niente da fare qua. La vita non è sempre degna di essere vissuta; se smette di essere vera e dignitosa non ne vale la pena. Il cadavere di mio padre l'ho trovato io. Verso le sei del mattino ho sentito un colpo di rivoltella, mi sono alzato e ho forzato la porta del bagno. Tra l'altro un bagno molto modesto. »
La sua ultima compagna è stata Chiara Rapaccini. Quando si sono conosciuti lui aveva 59 anni e lei 19. Hanno avuto una figlia, Rosa, quando lei ne aveva 34 e lui 74.
Nel 2007 dichiarava di vivere da solo, di non sentire la lontananza di figli e nipoti (pur avendoli), di essere un elettore di Rifondazione Comunista e di avere pianto l'ultima volta alla morte del padre[21]; mentre in un'intervista[22] svelava, in particolare, il motivo per cui viveva da solo a 92 anni:
« Per rimanere vivo il più a lungo possibile. L'amore delle donne, parenti, figlie, mogli, amanti, è molto pericoloso. La donna è infermiera nell'animo, e, se ha vicino un vecchio, è sempre pronta ad interpretare ogni suo desiderio, a correre a portargli quello di cui ha bisogno. Così piano piano questo vecchio non fa più niente, rimane in poltrona, non si muove più e diventa un vecchio rincoglionito. Se invece il vecchio è costretto a farsi le cose da solo, rifarsi il letto, uscire, accendere dei fornelli, qualche volta bruciarsi, va avanti dieci anni di più. »
Il 5 dicembre 2009 parla dal palco del No Berlusconi Day e di fronte ad una piazza gremita pronuncia parole molto dure contro il governo e l'intera classe dirigente.
Il 27 febbraio 2010 interviene ancora una volta a sorpresa durante la manifestazione organizzata dalPopolo Viola contro il Legittimo impedimento.
Il 25 marzo 2010 partecipa all'evento Raiperunanotte, dove si esprime in modo molto critico nei confronti della società odierna.
Ormai minato da un cancro alla prostata in fase terminale, la sera del 29 novembre dello stesso anno Monicelli si suicida gettandosi dal quinto piano del reparto di urologia dell'Ospedale San Giovanni inRoma, dove era ricoverato[23][24][25][26][27][28][29][30]. Dopo le commemorazioni civili tenutesi nella sua casa romana (rione Monti) e presso la Casa del cinema il suo corpo è stato poi cremato.

[modifica]Riconoscimenti


Mario Monicelli riceve l'Alabarda d'oro alla carriera nel 2009

[modifica]Premi cinematografici

[modifica]Onorificenze

Grand'Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinariaGrand'Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana
— Roma27 aprile 1987. Su proposta della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Cavaliere di Gran Croce Ordine al merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinariaCavaliere di Gran Croce Ordine al merito della Repubblica Italiana
— Roma22 marzo 1994.
Medaglia d'oro ai benemeriti della cultura e dell'arte - nastrino per uniforme ordinariaMedaglia d'oro ai benemeriti della cultura e dell'arte
— Roma25 febbraio 2000.

[modifica]Filmografia

[modifica]Regista

[modifica]Sceneggiatore

[modifica]Televisione

[modifica]Attore

[modifica]Libri e sceneggiature edite

  • Romanzo popolare, con Age e Scarpelli, Milano, Bompiani, 1974.
  • La grande guerra, Bologna, Cappelli, 1979.
  • Cinema italiano. Ma cos'è questa crisi?, Roma-Bari, Laterza, 1979.
  • Il romanzo di Brancaleone, con Age e Scarpelli, Milano, Longanesi, 1984.
  • L'arte della commedia, Bari, Dedalo, 1986. ISBN 88-220-4520-3
  • Brancaleone alle crociate. Sceneggiatura originale dell'omonimo film di Mario Monicelli, con Age e Scarpelli, Mantova, Provincia di Mantova-Casa del Mantegna-Circolo del cinema di Mantova, 1989.
  • Presentazione di Aldo Belli, I colori della memoria, Lucca, Pacini Fazzi, 1994.
  • Prefazione a Antonio Maraldi (a cura di), Fotografi di scena del cinema italiano. Divo Cavicchioli, Cesena, Il ponte vecchio, 2000.
  • Alberto Pallotta (a cura di), I soliti ignoti, sceneggiatura originale di Age & ScarpelliSuso Cecchi D'Amico, Mario Monicelli, Un mondo a parte, 2002.
  • Autoritratto, Firenze, Polistampa, 2002. ISBN 88-8304-500-9
  • Prefazione a Francesca Bianchi, con Luigi Puccini, Dizionario del cinema per ragazzi, Pisa, ETS, 2003. ISBN 88-467-0708-7
  • L'armata Brancaleone, con Furio Scarpelli, Roma, Gallucci, 2005. ISBN 88-88716-38-6
  • Prefazione a Nicola Bultrini, con Antonio Tentori, Il cinema della grande guerra, Chiari, Nordpress, 2008. ISBN 9788895774053
  • Capelli lunghi. Storia e immagini di un film mai nato, con Massimo Bonfatti e Franco Giubilei, Reggio Emilia, Aliberti, 2008. ISBN 9788874243587
  • Intervento in Emiliano Morreale, con Dario Zonta (a cura di), Cinema vivo. Quindici registi a confronto, Roma, Edizioni dell'Asino, 2009. ISBN 9788863570083
  • Prefazione a Roberto Gramiccia, Fragili eroi. Ritratti d'artista, Roma, DeriveApprodi, 2009. ISBN 9788889969878

[modifica]Note

  1. ^ a b c d e f , op. cit., pag.V
  2. ^ a b c Mario Monicelli, Lorenzo Codelli, op. cit., pag.13
  3. ^ a b Mario Monicelli, Lorenzo Codelli, op. cit., pag.14
  4. ^ Mario Monicelli, Lorenzo Codelli, op. cit., pag.15
  5. ^ a b Mario Monicelli, Lorenzo Codelli, op. cit., pag.16
  6. ^ Mario Monicelli, Lorenzo Codelli, op. cit., pag.19
  7. ^ Mario Monicelli, Lorenzo Codelli, op. cit., pag.20
  8. ^ Mario Monicelli, Lorenzo Codelli, op. cit., pag.21
  9. ^ [1], Sito ufficiale di Mario Monicelli
  10. ^ a b Mario Monicelli, Lorenzo Codelli, op. cit., pag.17-18
  11. ^ a b c d e f g , op. cit., pag.VI
  12. ^ a b Mario Monicelli, Lorenzo Codelli, op. cit., pag.22
  13. ^ Mario Monicelli, Lorenzo Codelli, op. cit., pag.29
  14. ^ Mario Monicelli, Lorenzo Codelli, op. cit., pag.30
  15. ^ Mario Monicelli, Lorenzo Codelli, op. cit., pag.23
  16. ^ Mario Monicelli, Lorenzo Codelli, op. cit., pag.38
  17. ^ a b c d e f g h , op. cit., pag.VII
  18. ^ , op. cit., pag.VI-VII
  19. ^ Le Garzantine Cinema vol. II, Garzanti, 2003 - p. 793
  20. ^ intervista pubblicata su Vanity Fair del 7 giugno 2007 (pagina 146)
  21. ^ Intervista raccolta da Enrico Lucci, inviato de Le Iene nel febbraio 2007
  22. ^ pubblicata nel edizione di Vanity Fair del 7 giugno dello stesso anno (pagina 146)
  23. ^ Mario Monicelli morto suicida a Roma. Corriere della Sera.it, 29 novembre 2010
  24. ^ Shalini Dore. (ENItalian writer-director Monicelli dies. Variety.com, 29 novembre 2010
  25. ^ Michael Roston. (ENMario Monicelli, Italian Director, Dies at 95. The New York Times.com, 29 novembre 2010
  26. ^ Gregorio Belinchón. (ESFallece el cineasta italiano Mario Monicelli. El País.com, 29 novembre 2010
  27. ^ (ESEl maestro de la comedia italiana Mario Monicelli se suicida a los 95 años. El Mundo.es, 30 novembre 2010
  28. ^ (FRMario Monicelli, maître de la comédie italienne, est mort à 95 ans. Le Monde.fr, 29 novembre 2010
  29. ^ Philippe Ridet. (FRMario Monicelli se suicide à 95 ans. Le Monde.fr, 30 novembre 2010
  30. ^ (FRSuicide du cinéaste italien Mario Monicelli. Le Figaro.fr, 30 novembre 2010

[modifica]Bibliografia

  • Bruno Torri, Cinema italiano. Dalla realtà alle metafore, Palermo, Palumbo Editore, 1973.
  • Orio Caldiron, Mario Monicelli, Roma, CIES, 1981.
  • Fabrizio Borghini, Mario Monicelli. Cinquantanni di cinema, s.l, Master, 1985.
  • Masolino D'AmicoLa commedia all'italiana. Il cinema comico in Italia dal 1945 al 1975, Milano, Mondadori, 1985.
  • Stefano Della CasaMario Monicelli, Firenze, La nuova Italia, 1986.
  • Mario Monicelli, Lorenzo Codelli (a cura di), L'arte della commediaTullio Pinelli, Edizioni Dedalo, 1986. ISBN 88-220-4520-3
  • Aldo Viganò, Commedia italiana in cento film, Recco, Le Mani, 1999. ISBN 88-8012-027-1
  • Stefano Della CasaStoria e storie del cinema popolare italiano, Torino, La Stampa, 2001. ISBN 88-7783-134-0
  • Manola Alberighi, con Jaures Baldeschi e Federico Cioni, Omaggio a Mario Monicelli, Castelfiorentino, Circolo del cinema Angelo Azzurro, 2001.
  • Leonardo De Franceschi (a cura di), Lo sguardo eclettico. Il cinema di Mario Monicelli, 1, Venezia, Marsilio Editori [2001]. ISBN 88-317-7763-7
  • Maria Coletti, Francesco Crispino, Ivelise Perniola (a cura di), Mario Monicelli, Pesaro, Fondazione Pesaro Nuovo Cinema Onlus, 2001.
  • Mariano Sabatini, con Oriana Maerini, Mario Monicelli. La sostenibile leggerezza del cinema, Roma, Edizioni Scientifiche Italiane, 2001. ISBN 88-495-0061-0
  • Gian Piero BrunettaGuida alla storia del cinema italiano (1905-2003), Torino, Einaudi, 2003.ISBN 88-06-16485-6
  • Stefano Della Casa (a cura di), L'armata Brancaleone. Un film di Mario Monicelli. Quando la commedia riscrive la storia, Torino, Edizioni Lindau, 2005. ISBN 88-7180-567-4
  • Sebastiano Mondadori, La commedia umana. Conversazioni con Mario Monicelli, Milano, Il Saggiatore, 2005. ISBN 88-428-1162-9
  • Chiara Rapaccini, Le mosche del deserto. Spunti dal set del film Le rose del deserto di Mario Monicelli, Firenze, Maschietto Editore, 2006. ISBN 978-88-88967-64-6
  • Giacomo Martini et al. (a cura di), Il cinema di Mario Monicelli, Porretta Terme, I quaderni del battello ebbro, 2007.
  • Adriana Settuario, L'espressione triste che fa ridere. Totò e Monicelli, Napoli-Roma, Graus-Centro sperimentale di cinematografia, 2007. ISBN 978-88-8346-186-6
  • Ivana Delvino, I film di Mario Monicelli, Roma, Gremese Editore, 2008. ISBN 978-88-8440-477-0

[modifica]Altri progetti

[modifica]Collegamenti esterni

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