« Nel Sistema camorra l'omicidio risulta necessario, è come un versamento in banca, come l'acquisto di una concessionaria, come interrompere un'amicizia. [...] È parte dell'alba e del tramonto di ogni famiglia, di ogni boss, di ogni affiliato. Ma uccidere un prete [Don Peppino Diana, ndr], esterno alle dinamiche di potere, faceva galleggiare la coscienza. » |
|
|
Con il termine
camorra si indica l'insieme delle attività criminali organizzate, con una marcata presenza sul territorio, che cominciarono a svilupparsi in
Campania intorno al
XVII secolo e che possono avere interessi anche al di fuori delle proprie zone d'origine.
Tuttavia, in virtù delle notizie storiche accertate, è assai condiviso datare ai primi anni dell'
Ottocentola nascita della Camorra intesa come organizzazione criminale segreta,
"una sorta di massoneria della plebe napoletana".
[1][2][3][4][5][6][7]
Ipotesi definitorie [modifica]
Nel
Grande Dizionario Italiano dell'Uso (GRADIT) compaiono definizioni
alte, come: «1a, organizzazione criminale di stampo mafioso, costituitasi con leggi e codici propri già durante il ’600, e che attualmente esercita il controllo su attività illecite spec[ialmente] nell’area napoletana. 1b estens., associazione di tipo mafioso. 1c estens., associazione di persone prive di scrupoli che per vie illecite si procurano favori, guadagni o sim.: gira e rigira è tutta una c[amorra]!».
Altre definizioni considerate basse sono: «imbroglio», «chiasso», «cagnara».
Sebbene il termine sia impropriamente usato per indicare la società criminale nata a
Napoli nel
XIX secolo e conosciuta anche come
Bella Società Riformata, oggi spesso si tende ad identificare con questo termine un'unica
organizzazione criminale simile alla cupola
mafiosasiciliana o ad altre organizzazioni di uguale stampo. In realtà la struttura della camorra è molto più complessa e frastagliata al suo interno in quanto composta da molti
clan diversi tra loro per tipo di influenza sul territorio, struttura organizzativa, forza economica e
modus operandi.
Inoltre le
alleanze fra queste organizzazioni, qualora si possano considerare tali semplici accordi di non belligeranza fra i numerosi clan operanti sul territorio, sono spesso molto fragili e possono sfociare in contrasti o vere e proprie
faide o
guerre di camorra, con agguati ed
omicidi.
Con il termine "camorra" a volte si indica anche un tipo di mentalità, che fa della prepotenza, della sopraffazione e dell'
omertà, circa i suoi principali punti di forza. Il confine tra l'appartenenza ad un clan camorristico e il vivere in una mentalità camorristica diffusa, il più delle volte è labile ed etereo e, in alcuni particolari
ambienti sociali, una divisione netta tra le due cose potrebbe risultare non facilmente rilevabile.
In molti casi gli atteggiamenti di continuità con comportamenti camorristici riguardano anche
professionisti,
imprenditori e
politici, fino a generare, in diversi casi, contiguità e collaborazione continuata tra intere amministrazioni locali, imprenditorialità e la
criminalità organizzata. Questo tipo di commistione viene definito recentemente
sistema, termine gergale degli ambienti criminali campani.
| « Dissi di una simil setta. La camorra infatti, nel significato generale del vocabolo, designa ben altro che l'associazione [...] Il vocabolo si applica a tutti gli abusi di forza o di influenza.
Far la camorra, nel linguaggio ordinario, significa prelevar un diritto arbitrario e fraudolento. » |
|
|
Varie sono le ipotesi sull'etimologia del termine camorra:
- La parola discende, secondo l'enciclopedia Treccani, dall'antica città biblica di Gomorra.[8]Anche secondo il linguista Massimo Pittau, la parola "camorra" discenderebbe da "Gomorra" per similitudini fonetiche e semantiche. Secondo Pittau il passaggio semantico sarebbe avvenuto per traslazione attraverso il significato intermedio di "vizio", "malaffare" e quindi di "delinquenza" e "malavita".[9]
- La parola deriverebbe da gamurra, citata in un documento medievale, ed indicava una compagnia di mercenari sardi al soldo di Pisa che operava nel XIII secolo inSardegna.[senza fonte]
- La parola deriverebbe da un grossolano indumento utilizzato dai lazzaroni napoletani simile alla chamarra spagnola.[10] Nelle antiche commedie teatrali in dialetto si ritrova spesso questo termine ad indicare un abito o una giacchetta molto corta.[11]
- La parola sarebbe connessa a "morra" che significa "raggruppamento di malfattori" inteso come "frotta", per cui una persona inserita in un gruppo solidale "sta c'a morra" (con la banda), mentre una persona non difesa da un gruppo è "fore morra" (fuori banda) ma può significare anche "rissa".[senza fonte]
- La parola significherebbe tassa sul gioco, una imposta che bisognava pagare a chi proteggeva i locali per il gioco d'azzardo, dal rischio di liti e di risse. Con questo significato compare in un documento ufficiale del Regno di Napoli nel 1735.[senza fonte]
- La parola camorra deriverebbe, secondo qualche autore campano, da "ca murra" e cioè "capo della murra", nella Napoli settecentesca il "guappo" di quartiere doveva risolvere le dispute tra i giocatori della murra (tipico gioco di strada).[senza fonte]
- La parola si riferirebbe alla malavita della Napoli del 1600, la quale veniva chiamata già "camorra", in riferimento ad un'omonima bisca in cui si radunavano elementi poco raccomandabili.[12]
Le origini e la storia [modifica]
Una tra le numerose ipotesi storiche vede la camorra nascere e svilupparsi in
periodo medievalenei quartieri portuali della città di
Cagliari e intorno al
XIII secolo, quando era necessario per
Pisache allora regolava la politica del luogo, controllare gli isolani ed evitare che questi potessero unirsi e creare sommosse. Furono usate bande di mercenari isolani armati, il cui compito era quello di pattugliare i diversi borghi e mantenere così l'ordine pubblico.
Tale gestione di potere passerà dalle mani dei governanti pisani a quelle dei governanti di
Aragona: protettorato, gabelle,
gioco d'azzardo e tangenti forniranno loro le entrate necessarie per mantenere in piedi tale organizzazione malavitosa.
Secondo questa ipotesi i gruppi di mercenari lasciano
Cagliari e raggiungono la
Campania e vi si stabiliscono nel
XVI secolo, durante la dominazione spagnola
[4]. A differenza delle altre organizzazioni criminali, diffuse soprattutto in
campagna, la camorra attecchisce velocemente in
città, nei
quartieri più popolosi. Queste bande infatti commettevano illeciti ai danni delle povere persone del popolo, come raccontato in un documento dell'epoca:
| « [...] cacciavano l'oro dai pidocchi [...] » |
|
|
Forte dell'assenza di uno Stato centrale forte, la camorra finirà col prendere potere anche a livello politico, influenzando la politica del Regno delle Due Sicilie.[senza fonte]
La Bella Società Riformata [modifica]
Uomini e donne della camorra sfregiati (disegni del
1906).
Per accedere all’organizzazione era previsto un vero e proprio rito di iniziazione definito "zumpata" (o dichiaramento) che consisteva in una sorta di duello rusticano. Questo si spiega soprattutto con il fatto che i camorristi ebbero sempre l'ambizione di imitare i nobili. Impiegando il coltello piuttosto che la spada cercavano di dimostrare il loro "valore" in questa sorta di scontri.
Le fasi preliminari della zumpata erano l'
appìcceco, il litigio, il ragionamento, tentativo di composizione della controversia, banchetto e poi duello. Se il combattimento all'arma bianca si poteva tenere in una qualsiasi zona affollata l’utilizzo di una pistola richiedeva, invece un luogo solitario.
Raffaele Cutolo più tardi, nella sua opera di "ristrutturazione" della camorra organizzata, introdurrà rituali molto simili a quelli che
Tommaso Buscetta dichiarerà per l'iniziazione del mafioso all'interno della
mafia siciliana.
In origine il sodalizio si occupa principalmente della riscossione del
pizzo da alcuni dei numerosi
biscazzieri, che affollano le strade dei quartieri popolari di
Napoli. Ben presto, però, conseguentemente all'
unità d'Italia, il fenomeno dilaga e le
estorsioni iniziano a danneggiare la quasi totalità dei
commercianti. Nonostante le violenze ed i
crimini perpetrati, i
camorristi godono della benevolenza del popolo al quale, in una situazione come quella post-unitaria di totale disinteresse delle istituzioni per i problemi sociali, garantiscono un minimo di "giustizia".
Tra le principali fonti di risorse economiche della camorra si ricordano:
- Il “Barattolo” che era la percentuale di circa il 20% sugli introiti dei biscazzieri;
- lo “Sbruffo” era, invece, la tangente su tutte le altre attività (dai facchini ai venditori ecc.);
- un particolare regime di tassazione per la prostituzione;
- il gioco piccolo (una sorta di Lotto)
Secondo
Marc Monnier, "la camorra fu rispettata, usata spesso sotto i Borboni fino al
1848. Essa formava una specie di polizia scismatica, meglio istruita sui delitti comuni della polizia ortodossa, che occupavasi soltanto dei delitti politici. [...] Inoltre la camorra [...] era incaricata della polizia delle prigioni, dei mercati, delle bische, dei lupanari e di tutti i luoghi malfamati della città".
[13]
L'Unità d'Italia [modifica]
Quando nel
1861,
Garibaldi sbarcava in
Sicilia, la camorra ne approfittò appoggiando i Savoia contro i
Borbone, la dinastia regnante, di lì a poco padrona della penisola. La "ricompensa" nella politica camorristica è saldata dal
ministro dell'interno Liborio Romano, che lascerà il controllo di
Napoli alla camorra durante la fase di transizione del regno, al fine di evitare possibili rivoluzioni incoraggiate dai
Borbone in esilio.
Il nuovo ministro degli interni del nuovo
Regno d'Italia,
Silvio Spaventa, rompe con la camorra e cerca di ripristinare la legalità ed estirpare il fenomeno. Ma la contemporanea estensione dello
Statuto Albertino a tutta la penisola, che prevedeva l'obbligo di leva per i giovani,
fece sì che molti ragazzi, per sottrarsi alla chiamata, si dessero al brigantaggio[senza fonte].
La sera del
25 maggio 1915, nelle Caverne delle Fontanelle, nel popolare
rione Sanità, i camorristi, presieduti da
Gaetano Del Giudice, decretano lo scioglimento della Bella Società Riformata; in realtà l'associazione era già stata decimata nel corso del processo Cuocolo.
La dittatura fascista e il dopoguerra [modifica]
Mussolini, dittatore
fascista a partire dal
1922, sottovalutò il fenomeno camorristico, tanto che concesse la grazia a molti dei camorristi condannati a
Viterbo, sicuro che nel nuovo assetto dittatoriale questi non avrebbero costituito più un pericolo. In realtà, la camorra restò in sordina, in attesa di tempi per lei migliori, ma non scomparve.
Tuttavia, in questa fase, la camorra non ha la struttura verticistica che la caratterizzava nei secoli precedenti, né tanto meno ha un potere decisionale sugli affari che svolge con la mafia, per i quali molto spesso è solo un vettore e si presenta come una pluralità di famiglie più o meno legate tra loro.
È ancora l'epoca della "camorra dei campi" e dei mercati. Infatti, una delle figure di spicco del periodo è
Pascalone 'e Nola (
Pasquale Simonetti, detto "Pasqualone" per il suo grosso fisico e "da
Nola" per le sue origini), un camorrista che controllava il
racket dei
mercati generali di
Napoli, la cui uccisione sarà poi vendicata da sua moglie
Pupetta Maresca (
Assunta Maresca detta "Pupetta"), il cui processo penale avrà un'eco di livello nazionale.
La Nuova Camorra Organizzata [modifica]
Lo strapotere raggiunto dalla
NCO inizia a preoccupare le vecchie famiglie che si riuniscono sotto il nome di
Nuova Famiglia (NF), per portare
guerra alla camorra
cutoliana. La guerra tra le due organizzazioni criminali è spietata e si conclude nei primi
anni ottanta con la sconfitta della
NCO. Le vittime sono molte centinaia, tra esse anche molti innocenti. Ben presto anche la
NF smette di esistere, per il venir meno della ragione che aveva spinto le famiglie all'alleanza. In questa fase ci fu anche una connessione generata dal "
Caso Cirillo" tra camorra e
Brigate Rosse.
Nel
1992 ci prova il boss
Carmine Alfieri a dare alla malavita organizzata campana una struttura verticistica creando la
Nuova Mafia Campana (NMC), anch'essa scomparsa dopo poco tempo, ma nel corso degli anni novanta la camorra rafforza la sua struttura di tipo orizzontale (con varie bande territoriali più o meno in lotta tra loro) non verticistica fatta eccezione per alcuni pochi cartelli, tra cui il clan dei casalesi che ha struttura verticistica ed è formato da una dozzina di clan con una cassa comune.
Operazione "Partenope" [modifica]
Omicidi a Napoli e provincia[14]
ANNO | MORTI |
1979 |
100 |
1980 |
140 |
1981 |
110 |
1982 |
264 |
1983 |
204 |
1984 |
155 |
1985 |
? |
1986 |
107 |
1987 |
127 |
1988 |
168 |
1989 |
228 |
1990 |
222 |
1991 |
223 |
1992 |
160 |
1993 |
120 |
1994 |
115 |
1995 |
148 |
1996 |
147 |
1997 |
130 |
1998 |
132 |
1999 |
91 |
2000 |
118 |
2001 |
80 |
2002 |
63 |
2003 |
83 |
2004 |
142 |
2005 |
90 |
2006 |
97[15] |
2007 |
109[16] |
2008 |
65[17] |
2009 |
70[18] |
La camorra è ancora considerata una delle maggiori piaghe del
meridione d'
Italia, al tempo stesso causa ed effetto di gran parte dei problemi socio-economici della
Campania. Il suo potere, dovuto anche ad appoggi di tipo politico, le consente il controllo delle più rilevanti attività economiche locali, in particolare modo nella
provincia di Napoli. Oggi la camorra conta migliaia di affiliati divisi in oltre 200 famiglie attive in tutta la Campania. Sono segnalati insediamenti della camorra anche all'estero, come in
Olanda,
Spagna,
Portogallo,
Romania,
Francia,
Repubblica Dominicana e
Brasile,
Germania,
Polonia,
Russia,
Albania.
I gruppi si dimostrano molto attivi sia nelle attività economiche (infiltrazione negli appalti pubblici,
immigrazione clandestina, sfruttamento della
prostituzione,
riciclaggio di denaro sporco,
usura e
traffico di droga) sia sul fronte delle alleanze e dei conflitti. Quando infatti un clan vede messo in discussione il proprio potere su una determinata zona da parte di un altro clan, diventano molto frequenti omicidi e agguati di stampo intimidatorio. Grande risalto ha avuto negli anni
2004e
2005 la cosiddetta
faida di Scampia, una guerra scoppiata all'interno del
clan Di Lauro quando alcuni affiliati decisero di mettersi in proprio nella gestione degli stupefacenti, rivendicando così una propria autonomia e negando di fatto gli introiti al
clan Di Lauro, del boss
Paolo Di Lauro, detto
Ciruzzo 'o milionario. Ma questa faida non è l'unica contesa tra clan sul territorio napoletano.
Numerose sono le frizioni e gli scontri tra le decine di gruppi che si contendono le aree di maggiore interesse. A cavallo tra il
2005 e il
2006 ha destato scalpore nella cittadinanza e tra le
forze dell'ordine la cosiddetta "faida della Sanità", una guerra di camorra scoppiata tra lo storico
clan Misso del
rione Sanità ed alcuni
scissionisti capeggiati dal boss Salvatore Torino, vicino ai clan di
Secondigliano; una quindicina di morti e diversi feriti nel giro di due mesi.
Per quanto riguarda l'area a nord della città (quella da sempre maggiormente oppressa dai gruppi criminali), tra i quartieri di
Secondigliano,
Scampia,
Piscinola,
Miano e
Chiaiano, resta sempre forte l'influenza del cartello camorristico detto
Alleanza di Secondigliano, composto dalle famiglie
Licciardi,
Contini,
Prestieri,
Bocchetti,
Bosti,
Mallardo,
Lo Russo Stabile e con gli stessi
Di Lauro quali garanti esterni (molto spesso, infatti, gli uomini di "Ciruzzo 'o milionario", si sono interposti tra le liti sorte fra le varie famiglie del cartello, evitando possibili guerre).
Per le zone centrali della città (centro storico,
Forcella) resta ben salda l'alleanza tra i
clan Misso,
Sarno e
Mazzarella, che controllano praticamente tutta l'area ad est di
Napoli, dal centro fino al quartiere periferico di
Ponticelli, facilitati anche dalla
debacle del
clan Giuliano di Forcella, i cui maggiori esponenti (i fratelli
Luigi,
Salvatore e
Raffaele Giuliano) sono diventati collaboratori di giustizia. Nell'altra zona "calda" del centro di Napoli, le zone del quartiere Montecalvario, dette anche "
Quartieri Spagnoli", dopo le faide di inizio anni novanta tra i clan
Mariano (detti i "
picuozzi") e
Di Biasi (detti i "
faiano"), e tra lo stesso
clan Mariano e un gruppo interno di scissionisti capeggiato dai boss Salvatore Cardillo (detto "Beckenbauer") e Antonio Ranieri (detto "Polifemo", poi ammazzato), la situazione sembra essere tornata in un clima di relativa normalità, grazie anche al fatto che molti boss storici di quei vicoli sono stati arrestati o ammazzati.
La zona
occidentale della città non è da meno per quanto riguarda numero di
clan e influenza su]l territorio. Tra le aree più "calde" si trovano il
Rione Traiano,
Pianura (quartiere di Napoli), e lo stesso quartiere
Vomero, per anni definito quartiere-bene della città e considerato immune alle azioni dei clan, oggi preda di almeno quattro clan in guerra e saccheggiato dalla microcriminalità comune. Da citare, il cartello denominato
Nuova camorra Flegrea, che imperversa a
Fuorigrotta,
Bagnoli,
Agnano e
Soccavo, ma che ha subito un duro colpo dopo il blitz del
dicembre 2005, quando vi furono decine di arresti grazie alle rivelazioni del
pentito Bruno Rossi detto "il corvo di
Bagnoli". A
Pianura (quartiere di Napoli) vi è stata in passato una violenta faida tra i
clan Lago e
Contino-Marfella, che ha portato a numerosi
omicidi, tra i quali quello di Paolo Castaldi e
Luigi Sequino, due ragazzi poco più che ventenni uccisi per errore da un gruppo di fuoco del
clan Marfella, perché stazionavano sotto la casa di
Rosario Marra, genero del capoclan
Pietro Lago ed erano, quindi, "sospetti".
Nella vasta area metropolitana ormai urbanisticamente saldata alla città, sono numerose le zone in mano ai gruppi camorristici, non solo per quanto riguarda i campi "classici" nei quali opera un clan
mafioso (
estorsioni,
usura,
traffico di droga), ma anche per quanto riguarda le amministrazioni
comunali e le decisioni
politiche (si vedano i numerosi comuni sciolti per infiltrazioni camorristiche). Una delle zone più soggette al potere camorristico è il comprensorio
vesuviano e
nolano.
Nelle altre
province della
regione, l'unica provincia che eguaglia
Napoli per influenza della camorra sul territorio è sicuramente
Caserta, in mano al gruppo dei
Casalesi, un cartello criminale di portata internazionale (come riferito dalle ultime relazioni di
DIA e
DDA di
Caserta e
Napoli) gestito dalle famiglie Schiavone e Bidognetti (che hanno ereditato il potere di Bardellino) e dalle altre famiglie alleate che fungono da referenti per le varie province. Forme di camorra locale meno invasive rispetto a
Napoli e
Caserta sono presenti anche nella periferia di
Salerno nel quartiere Mariconda dove è presente lo spaccio di sostanze stupefacenti
[19], nell'
Agro nocerino sarnese e nella bassa Irpinia in
provincia di Avellino dove sono egemoni i clan Cava e Graziano.
Il ritorno al
contrabbando di sigarette è dovuto ai recenti cambiamenti avvenuti all'interno di alcuni gruppi di camorra. In particolare l'attività è risorta nell'area nord di
Napoli, dove opera il gruppo formato dai Sacco-Bocchetti-Lo Russo che, uscito dall'
alleanza di Secondigliano, ha recuperato parecchio spazio e deciso di investire in questa attività, visto che i canali della droga sono controllati da altri gruppi, in particolare quello degli Amato-Pagano. A
Napoli città il fenomeno è ancora limitato anche se in crescita, soprattutto nella zona dei
Mazzarella (
Mercato e Case Nuove).
La camorra è organizzata in modo pulviscolare con centinaia di
famiglie, o
clan, ognuna delle quali è più o meno influente a livello territoriale in quasi tutti i comuni della provincia di Napoli e in molti comuni della regione, in particolare della provincia di Caserta. Queste organizzazioni si uniscono e si dividono con grande facilità rendendo ulteriormente difficoltoso il lavoro di "smantellamento" degli inquirenti e delle forze dell'ordine. Questa struttura, caratteristica della camorra fin dal
dopoguerra, fu sostituita solo in una occasione e solo temporaneamente: durante la lotta tra
Nuova Camorra Organizzata (NCO) e
Nuova Famiglia (NF), un conflitto scatenato da Raffaele Cutolo nel corso del quale la stragrande maggioranza dei clan dovette scegliere con chi schierarsi pena la dissoluzione certa.
Tutte le volte che si è tentato di riorganizzare la camorra con una struttura gerarchica verticale si è preso come modello
Cosa Nostra. Questi tentativi sono sempre falliti per la tendenza dei capi delle varie famiglie a non ricevere ordini dall'alto. Per tale ragione è improprio parlare di camorra come un fenomeno criminale unitario e organico. Lo stesso termine "camorra", quale entità criminale unitaria, è fuorviante, data la natura estremamente frammentata e caotica della malavita napoletana. Fanno eccezione alcuni determinati cartelli di alleanze, come quello dei Casalesi che è formato da una struttura verticistica composta da una dozzina di cosche con a capo 3 famiglie (Schiavone, Bidognetti, Zagaria-Iovine) ed una cassa comune, o come l'Alleanza di Secondigliano. Ma anche all'interno di questi stessi cartelli sono nate, negli anni, violente faide che hanno coinvolto le stesse famiglie interne ai gruppi.
Secondo recenti dati forniti dall'
Eurispes, sembra che la camorra guadagni:
Attività illecite | Valore |
Traffico di droga | 7.230 milioni € |
Imprese e appalti pubblici | 2.582 milioni € |
Traffico di armi | 2.066 milioni € |
Prostituzione | 258 milioni € |
Estorsione e usura | 362 milioni € |
Il giro d'affari complessivo delle famiglie napoletane si aggirerebbe intorno ai 12 miliardi e mezzo l'anno.
I dati eurispes appaiono tuttavia incompleti poiché non considerano due settori cardine dell'economia camorrista: innanzi tutto la produzione e la distribuzione di falsi (abbigliamento, cd-dvd, prodotti tecnologici) con canali e sedi in tutti i continenti. Altro importante settore è quello dello smaltimento illegale dei rifiuti, sia industriali che urbani, attività estremamente lucrosa che secondo alcuni sta conducendo vaste zone di campagna nelle
province di Napoli e
Caserta verso un progressivo degrado ambientale.
A titolo di esempio, che la campagna fra i comuni di
Acerra,
Marigliano e
Nola, una volta rinomata in tutta la penisola come fra le più verdi e fertili, è da taluni ora indicata con il termine di "
triangolo della morte".
Il 25 luglio 2011 gli
Stati Uniti d'America hanno varato un nuovo piano per il contrasto della criminalità internazionale (
strategy to combat transnational organized crime) ed hanno individuato le 4 principali organizzazioni transnazionali piu pericolose per l'economia americana posizionando la camorra al secondo posto dopo i
Brother Circle russi e prima della
Yacuzagiapponese e dei
Los Zetas messicani con un giro d'affari di 25 miliardi di dollari. Le attività principali della camorra, secondo il governo americano, sarebbero la distribuzione di falsi e il narcotraffico. Per avere un'idea della pericolosità economica della camorra negli Stati Uniti basta pensare che altre organizzazioni italiane che hanno una presenza storica in America, come
Cosa nostra e
'Ndrangheta, non vengono neanche menzionate.
[21]
Istituzioni e camorra [modifica]
Numerosi sono stati in passato i contatti tra i gruppi camorristici e la politica locale e nazionale. All'inizio degli
anni novanta i pentiti
Pasquale Galasso e
Carmine Alfieri fecero dichiarazioni che misero sotto accusa
Antonio Gava, potente capo della
corrente dorotea e dirigente della
Democrazia Cristiana, successivamente assolto. Secondo il procuratore di Napoli
Giovandomenico Lepore, il 30% dei politici campani è colluso con la camorra.
[22] Il dato incrementa notevolmente se si conta che, solo nella
Provincia di Napoli, più di 70 comuni su 92 sono stati sciolti o interessati da provvedimenti per infiltrazioni camorristiche, con pesanti condizionamenti sulla spesa pubblica e l'imprenditoria legata agli appalti.
[23]
Sono stati sciolti per camorra in
Campania più di 70 comuni fino ad oggi.
Elenco parziale delle amministrazioni comunali sciolte almeno una volta[modifica]
Fatti principali [modifica]
- faida tra la NCO e la Nuova Famiglia: guerra che scoppiò dopo che le principali famiglie malavitose napoletane decisero di confederarsi in un unico cartello denominato "Nuova Famiglia" per combattere lo strapotere di Raffaele Cutolo. Fu, di gran lunga, la più violenta per numero di morti ammazzati: nel 1979 si registrarono 71 omicidi; 134 l'anno successivo, 193 nel 1981, 237 nel 1982, 238 nel 1983, 114 nel 1984.
- faida tra i Giuliano e i Contini: combattuta nel 1984 tra il clan Giuliano e il nascente gruppo di Eduardo Contini e Patrizio Bosti (condannati poi proprio per un duplice omicidio avvenuto nel contesto di questa faida, quello dei fratelli Gennaro e Antonio Giglio). Il tutto cominciò per una storia di controllo di una bisca della zona dell'Arenaccia.[24]
- faida di Quindici: faida decennale tra le famiglie Graziano e Cava del comune di Quindici, inprovincia di Avellino. Iniziata negli anni ottanta si protrae ancora oggi.
- prima faida di Castellammare: Umberto Mario Imparato contro il Clan D'Alessandro. Questa faida portò a diverse decine di agguati mortali, tra cui quello di Michele D'Alessandroin cui morirono quattro suoi guardiaspalle (lui si salvò per miracolo)[25] in viale delle Terme aCastellammare di Stabia.
- prima faida dei Quartieri Spagnoli: combattuta tra i clan Mariano, detti i picuozzi, e Di Blasi, detti i faiano, alla fine degli anni ottanta; fu una delle guerre più cruente di quel periodo, gli agguati mortali furono diverse decine.[26][27]
- faida tra i Giuliano e l'Alleanza di Secondigliano: violento scontro avvenuto tra i due potenti gruppi nel 1990. Culminò con l'omicidio di Gennaro Pandolfi, dei Giuliano, e del figlio Nunzio Pandolfi, di appena due anni.
- faida tra i Gallo e i Gionta: combattuta durante tutti gli anni novanta e duemila tra i clan Gionta e il clan Gallo di Torre Annunziata. A scatenare la faida, che continua tuttora, malgrado le inchieste della Procura antimafia e l’incessante lavoro degli investigatori, fu il duplice omicidio di due affiliati ai Gallo, uccisi nel dicembre 1990, a cui fece seguito, pochi giorni dopo, l’agguato in cui persero la vita altre due persone appartenenti al gruppo avversario.[28]
- faida di Pianura: svoltasi tra il 1991 e il 2000 tra i clan Lago, e i clan Contino e Marfella, alleati. Il primo atto risale al 1991: il 21 aprile, a Pianura, furono assassinati due spacciatori. Dopo l'arresto e il pentimento del boss Giuseppe Contino, a continuare l'opera è stato il clan Marfella. In questa seconda fase del conflitto è da inserire il duplice omicidio di Luigi Sequino e Paolo Castaldi, due ragazzi innocenti ammazzati per errore.
- prima faida di Ercolano: guerra tra gli Esposito e gli Ascione; uscirono perdenti gli Esposito dopo l'agguato mortale ai danni del boss Antonio Esposito.[29][30]
- faida tra i Misso e l'Alleanza di Secondigliano: faida portata avanti dal boss Giuseppe Misso e dai vertici dell'Alleanza di Secondigliano. La situazione degenerò dopo il duplice omicidio di Alfonso Galeota e Assunta Sarno, moglie di Giueseppe Misso, nel 1992.
- seconda faida dei Quartieri Spagnoli: dopo la prima faida, che si concluse senza un vincitore netto, i Mariano dovettero affrontare un gruppo di scissionisti al proprio interno guidati dai boss Antonio Ranieri (detto Polifemo, poi ammazzato) e Salvatore Cardillo (dettoBeckenbauer); questi ultimi due furono seguiti da un nugolo di fedelissimi. La violenta faida che ne seguì portò di fatto alla dissoluzione dello stesso clan Mariano a seguito di numerosi omicidi, pentimenti e blitz con decine di arresti negli anni 1993 e 1994.[31][27]
- seconda faida di Ercolano: faida decennale che vede coinvolti i clan Ascione e Birra. È una delle faide più cruente in termini morti ammazzati. In ballo ormai non c’è più soltanto il controllo del territorio: la guerra di camorra va avanti perché tra i malavitosi delle due famiglie c’è un odio profondo e radicato.[32]
- prima faida interna ai Casalesi: combattuta nella seconda metà degli anni novanta tra la famiglia Bidognetti e il clan scissionista capeggiato da Antonio Cantiello. Vide il rogo di San Giuseppe, quando nella notte di San Giuseppe del 1997 fu incendiato il bar Tropical ad Ischitella (il cui gestore aveva rifiutato, per ordine degli stessi Bidognetti, di installare all'interno dell'esercizio alcuni video-poker commissionati dalla famiglia Cantiello), in cui morì, bruciato vivo, il giovane cameriere del locale, Francesco Salvo.[33]
- seconda faida interna ai Casalesi: scontro tra le famiglie del cartello e la fazione scissionista guidata dal boss Giuseppe Quadrano (poi pentitosi)[34].
- faida tra i Licciardi e i Prestieri: conosciuta anche come la faida della minigonna, fu combattuta tra i clan Prestieri e Licciardi e portò ad una ventina di morti in pochi mesi. Tutto cominciò infatti in una discoteca per una battuta di troppo tra due gruppi di giovani sul vestito troppo succinto di una ragazza. I due gruppi di giovani appartenevano a clan di camorra, questo portò prima alla morte del giovane Vincenzo Esposito detto 'o principino, pupillo della famiglia Licciardi, e poi a quella di numerosi affiliati dei Prestieri come ritorsione.[35]
- faida tra i Mazzarella e i Rinaldi: un tempo alleati, i Mazzarella da un lato, e dall’altro i Rinaldi, famiglia storica del rione Villa di San Giovanni a Teduccio, fino al 1989 fedelissimi diVincenzo Mazzarella e fratelli. Tutto filò liscio fino a quando un boss dei Rinaldi non cominciò ad essere troppo ingombrante e fu ucciso. Quest'agguato portò ad una guerra con decine di morti protrattasi fino ad oggi.[36]
- faida tra gli Altamura e i Formicola: conflitto violentissimo durato anni svoltosi nel territorio di San Giovanni a Teduccio. Più che per motivi di predominio criminale, la faida è stata combattuta per rancori di tipo familiare. La guerra decapitò entrambe le famiglie, compresi i due boss, e si fece sempre più feroce.[37]
- faida tra i Cuccaro e i Formicola: guerra a cui sono riconducibili diversi episodi di sangue. Alla base dei sanguinosi contrasti c’è l’agguato mortale contro Salvatore Cuccaro, potente numero uno della cosca familiare di Barra nonostante avesse soltanto 31 anni, avvenuto il 3 novembre del 1996.
- prima faida di Forcella: detta anche "faida tra la Forcella di sopra e la Forcella di sotto", fu uno scontro interno al clan Giuliano che ebbe luogo a metà anni novanta; da una parte i figli di Pio Vittorio Giuliano, dall'altra i figli di Giuseppe Giuliano. Ci andò di mezzo, tra gli altri, anche il patriarca Giuseppe, detto zì Peppe, 63 anni, ammazzato nel corso di un clamoroso agguato a Forcella il 9 luglio del 1998.[38]
- prima faida della Sanità: fu combattuta negli anni 1997 e 1998 tra il clan Misso e i clan, alleati tra loro, Tolomelli e Vastarella. Dopo numerosi omicidi, tra cui quello del boss Luigi Vastarella, vi fu l'atto finale con l’autobomba, una Fiat Uno imbottita di tritolo, scoppiata in via Cristallini che doveva uccidere due boss dei Misso e che invece portò ad undici feriti innocenti.[39]
- faida tra i Sarno e i De Luca Bossa: questa faida può essere considerata come una sorta di "spin-off" della faida tra i Misso e l'alleanza di Secondigliano, essendo i primi alleati dei Sarno e i secondi inglobati nell'Alleanza. Dopo numerosi omicidi, la faida culminò con l'autobomba di Ponticelli del 1998, in cui morì Luigi Amitrano, nipote del boss Vincenzo Sarno(vittima predesignata dell'agguato).
- terza faida dei Quartieri Spagnoli: fu la guerra combattuta, a fine anni novanta ed inizioanni deuemila, tra il clan Di Biasi, rimasto il clan dominante ai Quartieri dopo la dipartita interna dei Mariano, e i Russo, figli del boss Domenico Russo, detto Mimì dei cani. Numerosi omicidi tra cui quelli dei due patriarca, Francesco Di Biasi, padre dei faiano, e lo stesso Domenico Russo.[40][27]
- Faida dei quartieri collinari Vomero-Arenella: verso la metà degli anni '90 lo storico clan capeggiato da Giovanni Alfano si scisse formando due distinti schieramenti. Da un lato, gli affiliati di vecchia militanza al gruppo "Alfano ", dall'altro, quelli rimasti fedeli al pluri-pregiudicato Antonio Caiazzo. Diversi sono stati gli omicidi commessi nel corso della faida, conclusasi, però, con un ultimo efferato delitto, tristemente noto come "la strage dell'Arenella, avvenuta l'11 giugno 1997, in cui perdeva la vita l'innocente Silvia Ruotolo. Le immediate indagini portavano, in tempo record, all'arresto di tutti i componenti del commando e del mandante: Giovanni Alfano.
- seconda faida di Forcella: scoppiò in seguito all'avvento dei Mazzarella a Forcella; alcuni componenti dei Giuliano (tra cui Ciro Giuliano 'o barone) non accettarono di buon grado l'entrata in scena dei Mazzarella. Inevitabile la spaccatura all’interno dell’organizzazione e soprattutto all’interno della famiglia; i Mazzarella si allearono con alcuni personaggi di buon livello della camorra. Dall’altra si organizzarono, per combattere il clan Mazzarella, altri giovanissimi imparentati con i Giuliano. Questo portò ad alcuni omicidi, tra cui quello dello stesso Ciro Giuliano e di Annalisa Durante, vittima quattordicenne innocente morta in un agguato con obiettivo Salvatore Giuliano junior.
- terza faida interna ai Casalesi: combattuta dal 2003 al 2007 tra le famiglie Tavoletta-Ucciero e Schiavone-Bidognetti. Vide la "strage di San Michele", del 28 settembre 2003, con due innocenti ammazzati per errore.[41]
- faida di Chiaiano: conflitto svoltosi nel corso del 2003 e 2004 a Chiaiano tra il clan Stabile e il clan Lo Russo, in precedenza alleati sotto la bandiera dell'Alleanza di Secondigliano. Tra gli agguati mortali, si ricorda quello avvenuto sulla Tangenziale di Napoli il 1 giugno del 2004, quando vennero ammazzati Giuseppe D'Amico e Salvatore Manzo, con il primo che si trovava su un'ambulanza perché ferito a causa di un precedente agguato, ed il secondo che lo seguiva in auto.[42]
- seconda faida di Castellammare: combattuta tra il clan D'Alessandro, predominante aCastellammare di Stabia, e il clan Omobono-Scarpa nel 2003, 2004 e 2005.[43]
- faida di Scampia: guerra svoltasi negli anni 2004, 2005 e parte del 2006 che portò a quasi un centinaio di morti ammazzati; il conflitto si scatenò quando vari gruppi scissionisti del clan Di Lauro decisero di staccarsi dalla casa madre dopo che i figli del boss Paolo Di Lauroavevano deciso di sostituire alcuni boss nei principali ruoli chiave con gente a loro fidata. Questa guerra stravolse gli equilibri criminali a nord di Napoli e portò alla nascita di altri gruppi criminali indipendenti tutti federati nel cosiddetto cartello degli "scissionisti di Secondigliano".
- faida tra gli Aprea e i Celeste-Guarino: combattuta nella zona di Barra tra il clan Aprea e quella che secondo gli investigatori era la fazione scissionista dei Celeste-Guarino negli anni2005 e 2006.[44]
- seconda faida della Sanità: combattuta dal 2005 al 2007 tra il clan Misso e la fazione scissionista dei Torino, appoggiati dai Lo Russo di Miano. Più di venti omicidi in due anni, stravolse completamente gli equilibri della camorra nella zona della Sanità, di Materdei, dei Tribunali. Questa faida portò alla dissoluzione di entrambi i gruppi, dopo i pentimenti dei boss Emiliano Zapata Misso, Giuseppe Misso junior e Michelangelo Mazza per i Misso, e di Salvatore Torino e altri elementi di spicco per la fazione opposta.[45].
Stragi (elenco parziale) [modifica]
- Strage di Torre Annunziata o Strage di Sant'Alessandro: avvenuta a Torre Annunziatapresso il circolo dei pescatori il 26 agosto 1984. Da un autobus precedentemente rubato scendono una dozzina di killer che iniziano a fare fuoco per circa 2 minuti contro il circolo dei pescatori, sede di incontri tra affiliati del clan Gionta. Otto morti, sette feriti.
- Strage di Ponticelli avvenuta il 12 novembre 1989 nel bar Sayonara di Ponticelli, quartiere della zona est di Napoli; circa sei killer spararono con armi automatiche tra la folla uccidendo sei persone e ferendone un'altra. Due delle persone decedute erano semplici passanti.
- Strage di Pescopagano: avvenuta a Pescopagano, frazione di Mondragone, il 24 aprile1990; 5 vittime: tre tanzaniani, un iraniano e un italiano ucciso per errore, e sette feriti, tra cui il gestore del bar e suo figlio quattordicenne, rimasto paralizzato perché colpito ad una vertebra[46]
- Strage di Acerra: avvenuta ad Acerra il primo maggio 1992 in ambito della faida tra i Di Paolo-Carfora e i Crimaldi-Tortora. Per vendicare l'uccisione del fratello del boss Di Paolo un gruppo di sicari stermina una intera famiglia compreso un innocente di quindici anni.[47]
- Strage di Lauro o Strage delle donne:avvenuta a Lauro, provincia di Avellino, provocata dalla faida tra i Cava e i Graziano. La sera del 27 gennaio 2002, un'automobile che trasportava alcune donne del clan Cava viene seguita e speronata da un'altra auto guidata da Luigi Salvatore Graziano con alcune parenti. Nacque una violenta sparatoria tra gli esponenti dei due clan, alla fine si contarono tre morti (tutte donne, di cui una aveva sedici anni) e cinque feriti.[48]
- Strage di Castelvolturno o Strage di San Gennaro: il 18 settembre 2008 vengono uccisi in un agguato sei extracomunitari. L'agguato seguì di pochi minuti l'omicidio di Antonio Celiento, evidentemente collegato. Conosciuta anche come la "strage di San Gennaro".[49]
Le giunte comunali non sono le uniche istituzioni ad aver subito l'onta dello scioglimento per infiltrazioni camorristiche. Nell'ottobre del 2005, infatti, fu sciolta l'ASL Napoli 4 che comprendeva ben 35 comuni dell'area metropolitana di Napoli, suddivisi in 11 distretti sanitari per i comuni di
Poggiomarino,
Casalnuovo di Napoli,
Nola,
Marigliano,
Roccarainola,
San Giuseppe Vesuviano,
Somma Vesuviana,
Palma Campania,
Volla,
Acerra e
Pomigliano d'Arco, per un bacino di utenti di circa 600mila abitanti.
La camorra e le altre mafie [modifica]
Camorra e Sacra Corona Unita [modifica]
In Puglia è soprattutto la
Nuova Camorra Organizzata che inizia ad operare illecitamente prima delle altre organizzazioni criminali. Nel
1981 Raffaele Cutolo, affidò a Vincenzo Esposito detenuto in quel periodo nel carcere di San Severo di Foggia e Pino Iannelli e Alessandro Fusco il compito di fondare in Puglia un'organizzazione diretta emanazione della Nuova Camorra Organizzata che prese il nome di
Nuova camorra pugliese o NCOP (Nuova Camorra Organizzata Pugliese) che operò dagli anni '80 a Foggia, Taranto e Lecce. Tra gli esponenti vi è anche Antonio Modeo e Aldo Vuto capi della mafia tarantina.
Questa associazione prese piede soprattutto nel foggiano a causa della vicinanza territoriale e dei contatti preesistenti tra esponenti della malavita locale e i camorristi campani. Tuttavia questa iniziativa venne vista con sospetto dai malavitosi di altre zone della Puglia. Come risposta al tentativo di Cutolo di espandersi in Puglia, si tentò di dar vita ad un'associazione malavitosa di stampo mafioso formata da esponenti locali. Con la sconfitta dei cutoliani in Campania, scomparvero anche in Puglia, e l'organizzazione dominante divenne quella della
Sacra Corona Unita fondata dagli 'ndranghetisti.
Camorra e Triadi cinesi [modifica]
Alcuni gruppi napoletani, tra cui i Giuliano di Forcella, hanno intrecciato relazioni di affari con gruppi cinesi soprattutto nel settore della contraffazione di marchi italiani. I gruppi napoletani hanno imposto il prezzo finale dei prodotti e in cambio hanno fornito i servizi per aggirare i controlli. I cinesi inoltre hanno fatto entrare nelle loro società diversi boss napoletani.
[52]
Camorra e mafia nigeriana [modifica]
I rapporti tra camorra e
mafia nigeriana riguardano soprattutto il
traffico di droga e la
prostituzione. In particolare, i camorristi permettono ai clan nigeriani di organizzare la tratta delle donne sul territorio in cambio di una quota sui guadagni.
Camorra e mafia albanese [modifica]
Dalla seconda relazione semestrale del
2010 della
DIA vengono illustrati contatti tra la mafia albanese e il clan Mazzarella, con gli Scissionisti di Secondigliano e i Serino di Salerno.
- Aleni Sestito, Laura - La camorra e i bambini: un'indagine nel contesto scolastico napoletano. Milano, Italia: Unicopli, (Minori. Università), 1997. 191 p., ill., bibliography p. [185]-191, 22 cm. ISBN 88-400-0462-9; LC 97193730; BNI 97260487.
- (EN) Allum F. (2006) Camorristi, politicians, and businessmen: the transformation of organized crime in post-war Naples, Leeds, Northestern University press.
- Allum Percy, Potere e società a Napoli nel dopoguerra. Torino, Italia: 1979; Einaudi Editori (Collana Saggi). p. 549 (pubblicazione originale: 1973; Cambridge University Press).
- Aquaro, Roberto. Camorra a Taranto. (Nota introduttiva di Antonio Scialpi). Taranto, Italia:Mediasud, (Città e Società), 1986. 181+[2] p., ill., port., 21 cm. BNI 89001586; [IT/ICCU/CFI/0022122].
- Baglivo, Adriano. Camorra S.p.A. - Droga, omicidi, tangenti a Napoli: dai contrabbandieri del golfo ai boss in doppiopetto. Milano, Italia: Rizzoli, 1983. 203 p., 1 map, bibliogr., index, 22 cm. BNI IT/ICCU/SBL/0316081; LC 83231816.
- Barbagallo, Francesco. Camorra e criminalità organizzata in Campania. Napoli, Italia: Liguori, (Proposte; 26), 1988. 209 p., 22 cm. ISBN 88-207-1746-8; BNI 91005205; [IT/ICCU/CFI/0144026]; LC 89182617.
- Barbagallo, Francesco. Il potere della camorra (1793-1998). Torino, Italia: Einaudi, (Einaudi Contemporanea; 67), 1999. xvi+208 p., bibliogr., index, 20 cm. ISBN 88-06-15100-2; LC 99509182.
- Capacchione, Rosaria. L'oro della camorra. Milano, Italia: Rizzoli, 2008. 278 p.
- Ciconte, Enzo, Mafia, camorra e 'ndrangheta in Emilia-Romagna. (Presentazione diCosimo Braccesi; introduzione di Raimondo Catanzaro). Rimini, Italia: Panozzo, (Estemporanea Panozzo; 1), 1998. 283 p., 17 cm.
- Ciconte, Enzo, Storia criminale. La resistibile ascesa di mafia, 'ndrangheta e camorra dall'Ottocento ai giorni nostri, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 2008, pp. 432.
- De Blasio, Abele. Usi e costumi dei camorristi, con prefazione di Cesare Lombroso. (2. edizione illustrata da S. de Stefano). Napoli, Italia: L. Pierro, 1897. 3+[ix]-xv+288 p., illus., 19 cm. LC 13015486.
- De Cosa, Eugenio. Camorra e mala vita a Napoli agli inizi del Novecento. [Cerchio, Italia]: A. Polla, (I Circensi), 1989. 169 p., 17 cm. Pubblicazione originale: 1908. BNI IT/ICCU/CFI/0202505.
- De Rosa, Francesco. Un'altra vita: le verità di Raffaele Cutolo. Milano, Italia: M. Tropea, (Le Querce), 2001. 191+[8] p., ill., 22 cm. 1981 - ISBN 88-438-0299-2; BNI 01201204; LC 2001428463.
- Di Bella, Saverio. Mafia, ndrangheta e camorra: guida bibliografica, (Legge Regione Siciliana, n. 51 del 4-6-1980). Soveria Mannelli, Italia: Rubbettino, 1983. 77 p., 24 cm. BNI 84004249; [IT/ICCU/CSA/0006620]; LC 85119263.
- Di Fiore, Gigi. Potere camorrista: quattro secoli di malanapoli. (Introduzione di Raffaele Bertoni). Napoli, Italia: A. Guida, 1993. 276 p., bibliogr., 21 cm. ISBN 88-7188-084-6; LC 93229665.
- Di Fiore, Gigi. Io, Pasquale Galasso: da studente in medicina a capocamorra. Napoli, Italia: T. Pironti, 1994. 281 p., bibliography p. 257-267, index, 21 cm. ISBN 88-7937-126-6; LC 95170107; BNI 94484562.
- Di Fiore, Gigi. La camorra e le sue storie. Torino, Italia: Utetlibreria. 2005. 496 p., bibliogr., 15x23
- Di Fiore, Gigi. La camorra storie e documenti. Torino, Italia: Utet libreria. 2006. 487 p.ISBN 88-02-07632-4
- Di Meo, Simone. L'impero della camorra. Vita violenta del boss Paolo Di Lauro. Roma, Italia: Newton Compton Editori. 2008, 283 p.
- (FR) Falcionelli, Alberto. Les sociétés secrètes italiennes: Les Carbonari - La camorra - La Mafia. Parigi, Francia: Payot, 1936. 2+[7]-255 p., 23 cm. LC 37013361.
- Fantò, Enzo. Mafia, 'ndrangheta e camorra dopo la Legge La Torre: atti della Commissione parlamentare. Roma, Italia]: Gangemi, 1989. 338 p., 24 cm. ISBN 88-7448-234-5; BNI IT/ICCU/CFI/0202057; LC 89176933.
- Feo, Fabrizio. Uomini e affari della camorra: cronache di quotidiana violenza in un viaggio tra le storie dei clan. (Prefazione di Amato Lamberti). Napoli, Italia: Sintesi, (Città si diventa. Quaderni dell'Osservatorio sulla camorra), 1989. 220 p., 22 cm. BNI IT/ICCU/NAP/0017190.
- Ferrari, Luca. Bassolino & la nuova camorra: indagine sulla svendita di una città. (2. edizione). Napoli, Italia: Controcorrente, 1997. 147 p., bibliogr., 21 cm. LC 98158337.
- (EN) Grant, Charles. Stories of Naples and the Camorra. ("Storie di Napoli e camorra, con introduzione commemorativa dell'autore di J. B. Capper). Londra, G.B.: Macmillan and Co. Ltd., (Macmillans Colonial Library), 1897. xvii+[2]+379+7 p., 21 cm. BNI IT/ICCU/SBL/0480459; LC 04015311. (Scaricalo da archive.org)
- (EN) Jacquemet, Marco. Credibility in court: communicative practices in the camorra trials. Cambridge, New York, N.Y., U.S.A.: Cambridge University Press, 1996. xii+324 p., ill., bibliogr. p. [304]-319, indexes, 23 cm. ISBN 0-521-55251-6. LC 96220286.
- La Rossa, Rosario Esposito. Al di là della neve. Storie di Scampia. Napoli, Italia: Marotta & Cafiero, 2007, p 145., 21 cm.
- Longrigg, Clare. L'altra faccia della mafia: l'anima femminile di Cosa nostra, 'ndrangheta e camorra: donne che comandano, che subiscono e che combattono: le loro voci, le loro ragioni. (Traduzione di Fernanda Aversa e Carlo Gustavo Draghi). Milano, Italia: Ponte alle Grazie, (Saggi), 1997. 317+[4] p., 21 cm. Traduzione di Mafia women. (Inglese). ISBN 88-7928-409-6; BNI IT/ICCU/RMG/0026469.
- Lucarelli, Carlo, La storia della camorra in Storie di bande criminali, di mafie e di persone oneste, 1a ed., Einaudi, 2008, pp. 170-224. ISBN 978-88-06-19502-1.
- Marvasi, Roberto. La tragedia Cuocolo: governo, polizia e camorra. Napoli, Italia: G. M. Priore, (Biblioteca Scintilla), 1907. 112 p., ill., 20 cm. BNI IT/ICCU/SBL/0736672.
- Melorio Simona, Cultura di camorra, Edizioni Labrys, 2010. www.edizionilabrys.it
- Messina, Giuseppe, L'etimologia di "màfia", "camòrra" e "ndràngheta". Acireale, Italia: Bonanno, 1992. 71 p., bibliography p. [63]-68, 17 cm. ISBN 88-7796-033-7; 8877960213; LC 93191394.
- Mirabella, Emanuele. Mala vita: gergo, camorra e costumi degli affiliati: con 4500 voci della lingua furbesca in ordine alfabetico. (Prefazione di Cesare Lombroso). Napoli, Italia: F. Perella, 1910. 405+[1] p., port., 19 cm. BNI IT/ICCU/SBL/0736395.
- Nocifora, Enzo. Mafia, 'ndrangheta & camorra. (Con il contributo di Pino Arlacchi). Roma, Italia: EL, (Interventi; 19), 1982. 141 p., bibliography p. 33-35, 20 cm. LC 84142763.
- Orecchia, Giulio.; Rossetti, Gian Paolo. Malagente: 'ndrangheta, mafia & camorra. (2. edizione; prefazione di Nantas Salvalaggio). Napoli, Italia: T. Pironti, 1982. 198+[24] p., ill., 24 cm. BNI IT/ICCU/CFI/0053181; LC 83152550.
- Paliotti, Vittorio. La camorra. Storia, personaggi, riti della bella società napoletana dalle origini a oggi. Milano, Italia: Bietti, (Caleidoscopio), 1973. 257+[8] p., ill., bibliography p. [252]-253, 21 cm. BNI IT/ICCU/SBL/0462834; LC 74301096.
- Paliotti, Vittorio. Storia della camorra. Roma, Italia: Newton Compton, (I Volti della Storia; 9), 1993. 255 p., ill., bibliography p. [243]-244, filmography p. [245]-246, index, 22 cm. ISBN 88-7983-287-5; LC 94156456.
- Parlamento Italiano. Camorra e politica: relazione approvata dalla Commissione il 21 dicembre 1993. Roma, Italia: Laterza, (Saggi Tascabili Laterza; 178), 1994. 223 p., bibliogr., index, 18 cm. ISBN 88-420-4412-1; LC 94175365.
- Parlamento Italiano. Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari. Camorra, politica, pentiti: la relazione del presidente Luciano Violante e le deposizioni di Pasquale Galasso e Salvatore Migliorino, le accuse della magistratura contro otto parlamentari: atti della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla Mafia. (Prefazione di Antonio Riboldi; a cura di Orazio Barrese). Soveria Mannelli, Italia: Rubbettino, 1994. 545 p., bibliogr., 24 cm. ISBN 88-7284-222-0; LC 94192170.
- Rossi, Luca. Camorra: un mese a Ottaviano, il paese in cui la vita di un uomo non vale nulla. (Postfazione di Pino Arlacchi). Milano, Italia: Arnoldo Mondadori, (Primapagina),1983. 165 p., 21 cm. LC 83153141.
- Russo Ferdinando. Camorra e camorristi. Napoli, Italia: Imagaenaria, 2009. 128 p.
- Russo, Ferdinando; Serao, Ernesto. La camorra. Origini, usi, costumi e riti dell'annorata soggietà. Napoli, Italia: Ferdinando Bideri, (Biblioteca Varia Bideri), 1907. 166 p., 20 cm. BNI IT/ICCU/SBL/0742094.
- Ruta, Carlo, Narcoeconomy. Business e mafie che non conoscono crisi, Castelvecchi Editore, Roma, 2011.
- Sabbatino, Pasquale, Le città indistricabili. Nel ventre di Napoli da Villari ai De Filippo,Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2007, ISBN 978-88-495-1416-2.
- Sales, Isaia. La camorra, le camorre. (Prefazione di Corrado Stajano). Roma, Italia: Editori Riuniti, (Testimonianze; 6), 1988. 222 p., bibliography p. 219-222, 22 cm. ISBN 88-359-3222-X; LC 89144249.
- Santacroce, Domenico. I miei giorni della camorra. Fuorni, Salerno, Italia: Boccia, 1988. 197 p., 22 cm. BNI 91002844; [IT/ICCU/CFI/0157477].
- Santacroce, Domenico. La Trattativa: l'ordinanza del giudice Alemi sul caso Cirillo: brigate rosse, camorra, ministri dc, servizi segreti. Roma, Italia: Editrice l'Unità, (Documenti), [1988], 127 p., 19 cm.
- Sardo, Raffaele. La Bestia. Camorra, storie di delitti, vittime, complici . (Prefazione di Roberto Saviano). Milano, Italia: Melampo Editore, ottobre 2008, 168 p., 21 cm.
- Saviano, Roberto. Gomorra. Viaggio nell'impero economico e nel sogno di dominio della camorra. Milano, Italia: Arnoldo Mondadori, 2006, 331 p., 21 cm.
- Serao Ernesto. La camorra. Napoli, Italia: Imagaenaria, 2009, 160 p.
- Storie della camorra, uno sceneggiato televisivo in sei puntate, trasmesso dalla Rai nel maggio-giugno 1978 e liberamente ispirato al libro di Vittorio Paliotti, La camorra. Il cast era composto da circa un centinaio di attori, fra i quali Mariano Rigillo, Guido Alberti, Massimo Ranieri, Ferruccio De Ceresa, Luigi Vannucchi, Silvano Tranquilli, Ivo Garrani, Isa Danieli,Luigi De Filippo, Angela Luce.
- La squadra, serie televisiva ambientata a Napoli che racconta le vicende di un commissariato di zona.
- La nuova squadra, serie tv andata in onda su RaiTre, narra le vicende del commissariato diSpaccanapoli, quartiere di Napoli.
- I contrabbandieri del mare, 1948. Regia di Roberto Bianchi Montero. Con Rossano Brazzi,Carlo Ninchi, Claudio Gora, Elena Zareschi.
- Processo alla città, 1953. Regia di Luigi Zampa. Con Amedeo Nazzari, Silvana Pampanini,Mariella Lotti, Paolo Stoppa.
- La sfida, 1957. Regia di Francesco Rosi. Con Rosanna Schiaffino, José Suarez, Nino Vingelli.
- Lo sgarro, 1962. Regia di Silvio Siano. Con Gérard Blain, Giordana Miletic, Charles Vanel,Saro Urzì.
- Le mani sulla città, 1963. Regia di Francesco Rosi. Con Rod Steiger, Salvo Randone, Guido Alberti.
- Camorra, 1972. Regia di Pasquale Squitieri. Con Fabio Testi, Jean Seberg, Raymond Pellegrin, Charles Vanel, Lilla Brignone, Enzo Cannavale.
- La legge della camorra, 1973, Regia di Demofilo Fidani. Con: Jeff Cameron, Raffaele Di Mario
- Sgarro alla camorra, 1973. Regia di Ettore Maria Fizzarotti. Con Mario Merola, Franco Acampora, Dada Gallotti.
- I guappi, 1974. Regia di Pasquale Squitieri. Con Claudia Cardinale, Franco Nero, Fabio Testi.
- Napoli violenta, 1976. Regia di Umberto Lenzi. Con Maurizio Merli, John Saxon, Barry Sullivan, Elio Zamuto.
- Napoli spara!, 1977. Regia di Mario Caiano. Con Henry Silva, Leonard Mann, Jeff Blinn, Evelin Stewart.
- Napoli si ribella, 1977. Regia di Michele Massimo Tarantini. Con Luc Merenda, Enzo Cannavale, Adolfo Lastretti.
- Onore e guapparia, 1977. Regia di Tiziano Longo. Con Pino Mauro, Laura Grey, Mario Carretta.
- La mazzetta, 1978. Regia di Sergio Corbucci. Con Nino Manfredi, Paolo Stoppa, Imma Piro,Ugo Tognazzi.
- L'ultimo guappo, 1978. Regia di Alfonso Brescia. Con Mario Merola, Walter Ricciardi, Luciano Catenacci.
- Napoli... serenata calibro 9, 1978. Regia di Alfonso Brescia. Con Mario Merola, Nick Jordan,Ria De Simone.
- I contrabbandieri di Santa Lucia, 1979. Regia di Alfonso Brescia. Con Mario Merola, Antonio Sabato, Edmund Purdom, Nunzio Gallo.
- I guappi non si toccano, 1979. Regia di Mario Bianchi. Con Gabriele Tinti, Paola Senatore, Pino Mauro, Richard Harrison, Marisa Laurito.
- Napoli, Palermo, New York il triangolo della camorra, 1981. Regia di Alfonso Brescia. Con:Mario Merola, Renato Rossini, Massimo Mollica, Liana Trouche, Guido Leontini, Guido Alberti
- Mi manda Picone, 1983. Regia di Nanni Loy. Con Giancarlo Giannini e Lina Sastri.
- Guapparia, 1984. Regia di Stelvio Massi. Con Mario Merola, Ida Di Benedetto, Marzio Honorato, Ria De Simone.
- Ternosecco, 1985. Regia di Giancarlo Giannini. Con Giancarlo Giannini, Lino Troisi.
- Il camorrista, 1986. Regia di Giuseppe Tornatore. Con Ben Gazzara, Laura Del Sol, Leo Gullotta, Nicola Di Pinto.
- Un complicato intrigo di donne vicoli e delitti, 1986. Regia di Lina Wertmüller. Con Ángela Molina, Harvey Keitel.
- Scugnizzi, 1989. Regia di Nanni Loy. Con Leo Gullotta, Aldo Giuffrè, Imma Piro.
- Luna rossa, 2001. Regia di Antonio Capuano. Con Licia Maglietta.
- La vita degli altri, 2002. Regia di Nicola De Rinaldo. Con Renato Carpentieri.
- Il latitante, 2003. Regia di Ninì Grassia. Con Karim, Tony Sperandeo, Nicola Di Pinto, Barbara Chiappini.
- Gomorra, 2008. Regia di Matteo Garrone. Tratto dal romanzo Gomorra di Roberto Saviano.
- Fortapàsc, 2009. Regia di Marco Risi.
- ^ Giuliano Turone, Il delitto di associazione mafiosa, Milano, Giuffrè Editore, 2008, p. 68.
- ^ Marc Monnier, La Camorra: Notizie storiche raccolte e documentate, 3a ed., Firenze, G. Barbera Editore, 1863, p. 62.
- ^ Salvatore Lupo, Storia della mafia: dalle origini ai giorni nostri, Roma, Donzelli Editore, 2004, p. 51.
- ^ Maurizio Esposito, Uomini di camorra: la costruzione sociale dell'identità deviante, Milano, FrancoAngeli, 2004, p. 89.
- ^ Giacomo Di Gennaro e Domenico Pizzuti (A cura di), Dire camorra oggi, Forme e metamorfosi della criminalità organizzata in Campania, Napoli, Alfredo Guida Editore, 2009, p. 30.
- ^ (EN) Tom Behan, The Camorra, London, Routledge, 1996, p. 13.
- ^ (EN) Camorra, The Free Online Dictionary
- ^ Dizionarietto di eponimia - Treccani. URL consultato il 18 giugno 2011.
- ^ Camorra deriva da Gomorra. URL consultato il 18 giugno 2011.
- ^ Uomini di camorra: la costruzione sociale dell'identità deviante, di Maurizio Esposito. URL consultato il 11 giugno 2011.
- ^ Il Brigantaggio o l'Italia dopo la dittatura di Garibaldi, di Giacomo Oddo. URL consultato il 11 giugno 2011.
- ^ L'Italia del Seicento, I. Montanelli R. Gervaso, 1969, Rizzoli Editore, Milano, pag. 193 snippet da Google Libri
- ^ Marc Monnier, La Camorra: Notizie storiche raccolte e documentate, p. 84. ISBN URL consultato il 19 novembre 2011.
- ^ Per il periodo 1979-2005, si veda: Roberto Saviano, Gomorra. Viaggio nell'impero economico e nel sogno di dominio della camorra, Mondadori, 2006, p. 135.
- ^ http://www.socialmente.org/index.php?pg=cms&ext=p&cms_codsec=1&cms_codcms=3266&cms_page=377
- ^ Dati ufficiali del Governo Elenco degli omicidi in Campania (probabilmente parziale)
- ^ Dati ufficiali del viminale relativi all'anno 2008 resi 03/08/2009 Fonte: Giornale di Napoli, 30/12/2008. Si veda anche Un elenco degli omicidi in tutta la Campania nel corso del 2008(probabilmente parziale)
- ^ Aggiornato al 14/12/2009 Repubblica Napoli Elenco aggiornato degli omicidi del 2009 in Campania (probabilmente parziale)
- ^ Droga a Mariconda
- ^ http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/cronaca/camorra-catturato/arrestato-licciardi/arrestato-licciardi.html
- ^ Nello Trocchia. «camorra, gli Stati Uniti vanno alla guerra. L’Italia perde sempre più terreno». Il Fatto Quotidiano, 30 luglio 2011. URL consultato in data 8 agosto 2011.
- ^ http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=56244&sez=NAPOLI
- ^ http://www.ilmediano.it/aspx/visArticolo.aspx?id=5652
- ^ La Repubblica del 11/09/1984
- ^ Repubblica — 22 aprile 1989 pagina 17 sezione: CRONACA
- ^ Il Giornale di Napoli del 06/06/2007
- ^ a b c Simone Di Meo. Le guerre nei Quartieri Spagnoli. 2009. URL consultato il 8 ottobre 2011.
- ^ Il Giornale di Napoli del 04/07/2008
- ^ Repubblica — 17 aprile 1990 pagina 8
- ^ «Scoperto il mandante del delitto di Luigi Sequino e Paolo Castaldi». la Repubblica, 12 maggio 2005, p. 6. URL consultato in data 8 ottobre 2011.
- ^ Repubblica — 31 marzo 1991 pagina 19 sezione: CRONACA
- ^ Il Giornale di Napoli del 14/08/2007
- ^ [1]
- ^ [2]
- ^ Repubblica — 17 luglio 1997 pagina 23 sezione: CRONACA
- ^ Il Giornale di Napoli del 07/03/2007
- ^ Repubblica — 06 agosto 1997 pagina 17 sezione: CRONACA
- ^ «"Tornerà per regolare i conti..."». la Repubblica, 18 marzo 2000, p. 4. URL consultato in data 8 ottobre 2011.
- ^ Il Giornale di Napoli del 08/05/2007
- ^ Cronache di Napoli del 22/05/2005
- ^ http://www.robertosaviano.it/documenti/8963/
- ^ Il Giornale di Napoli del 06/12/2007
- ^ «Colpo al clan dei D' Alessandro sventata una vendetta trasversale - Repubblica.it». la Repubblica, 23 marzo 2006. URL consultato in data 6 dicembre 2011.
- ^ Giacomo Talignani. «Dieci giorni fa l'arresto del clan rivale di Guarino - Parma - Repubblica.it». la Repubblica, 29 ottobre 2010. URL consultato in data 6 dicembre 2011.
- ^ [3]
- ^ la Repubblica — 25 aprile 1990 pagina 3
- ^ archivio.corriere Strage di Acerra; ora l' omerta' protegge i sicari
- ^ Camorra, in Irpinia la strage delle donne
- ^ Strage nella terra dei Casalesi: 6 morti
- ^ La 'Ndrangheta e le altre mafie
- ^ Blu Notte - La mafia al nord, 31 agosto 2008
- ^ http://roma.repubblica.it/dettaglio/la-camorra-all%C2%BFesquilino-patto-con-i-cinesi/1488265
Voci correlate [modifica]
Altri progetti [modifica]
Collegamenti esterni [modifica]